Alla luce della casistica mondiale e della ricca letteratura scientifica esistente in questo campo, in Abruzzo risulterebbe ottimale unificare il settore della cultura non più con quello del turismo, bensì con quello della creatività e dell’innovazione tecnologica. Si tratta di una prospettiva metodologicamente avanzata e già sperimentata soprattutto in Nordeuropa. Gli antropologi culturali sostengono questa strategia dal 1968, anno in cui Alberto Mario Cirese, nativo di Avezzano, pubblicò I musei del mondo popolare: collezioni o centri propulsori della ricerca?, riposizionando il concetto di memoria in un metalinguaggio attraverso il quale parlano i fatti empirici del territorio. La categoria introdotta da Cirese ha trovato la sua massima valorizzazione in seno alle normative dell’UNESCO, in particolare sotto la categoria giuridica di “immateriale/intangibile”. La tutela, insomma, va rivolta non solo ai beni materiali e alle attività espressive e cerimoniali (le feste, i canti), ma anche alle produzioni alimentari e artigianali, puntualizzando che il “prodotto/sapere tipico” non è “ciò che è fedele al passato”, vale a dire l’autentico, ma qualcosa che può essere riconosciuto solo adottando la nozione di stile quale chiave di identificazione dei modi di produzione e consumo del bene.

Economia della cultura o cultura per l’economia? Spunti critici per una programmazione regionale

GIANCRISTOFARO, Lia
2014-01-01

Abstract

Alla luce della casistica mondiale e della ricca letteratura scientifica esistente in questo campo, in Abruzzo risulterebbe ottimale unificare il settore della cultura non più con quello del turismo, bensì con quello della creatività e dell’innovazione tecnologica. Si tratta di una prospettiva metodologicamente avanzata e già sperimentata soprattutto in Nordeuropa. Gli antropologi culturali sostengono questa strategia dal 1968, anno in cui Alberto Mario Cirese, nativo di Avezzano, pubblicò I musei del mondo popolare: collezioni o centri propulsori della ricerca?, riposizionando il concetto di memoria in un metalinguaggio attraverso il quale parlano i fatti empirici del territorio. La categoria introdotta da Cirese ha trovato la sua massima valorizzazione in seno alle normative dell’UNESCO, in particolare sotto la categoria giuridica di “immateriale/intangibile”. La tutela, insomma, va rivolta non solo ai beni materiali e alle attività espressive e cerimoniali (le feste, i canti), ma anche alle produzioni alimentari e artigianali, puntualizzando che il “prodotto/sapere tipico” non è “ciò che è fedele al passato”, vale a dire l’autentico, ma qualcosa che può essere riconosciuto solo adottando la nozione di stile quale chiave di identificazione dei modi di produzione e consumo del bene.
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