La storia di Ateleta inizia ai primi del Settecento quando l’attività di coloni di alcuni agricoltori di Pescocostanzo trasferitisi nei feudi di Roccapizzi e Carceri suscita la richiesta dei nobili proprietari per la riacquisizione delle terre. Con il sopravvenire dei Francesi la Suprema Commissione Feudale sancisce il diritto dei coloni di Roccapizzi e Carceri a mantenere l’occupazione; di conseguenza, “Gioacchino Napoleone re delle Due Sicilie” decreta la nascita di Ateleta (1811). Nella fase d’impianto emerge qui il conflitto tra la volontà riformatrice dei nuovi governanti e gli interessi concreti dei coloni il cui atteggiamento è estremamente diffidente. Il primo schema progettuale redatto da Nicola Talli ha la forma di un rettangolo perfetto attraversato da assi a tutta lunghezza a definire unità immobiliari pressoché identiche. L’impostazione teorica dello schema, costringe l’ingegnere dipartimentale Luigi D’Auria a redigere una “Pianta riformata” alterando la perfetta geometria dell’impianto originale. Per procedere ad un definitivo sorteggio dei lotti il perito agrimensore Domenico Perrotta di Sulmona viene incaricato di redigere una nuova pianta che perde ogni traccia d’astrazione geometrica. Ateleta può essere considerata una piccola città coloniale che utilizza schemi funzionali delle città di nuova fondazione ben conosciute prima dell’Ottocento, ma è il preciso tratto illuminista che dona carattere di eccezionalità a tale esperienza, ostacolato non solo dallo stato dei luoghi, ma soprattutto dalla diffidenza e dall’inerzia di una società dai tratti feudali.
Giuseppe De Thomasis tra Utopia e Realtà: la vicenda urbanistica di Ateleta
RAFFAELE GIANNANTONIO
2016-01-01
Abstract
La storia di Ateleta inizia ai primi del Settecento quando l’attività di coloni di alcuni agricoltori di Pescocostanzo trasferitisi nei feudi di Roccapizzi e Carceri suscita la richiesta dei nobili proprietari per la riacquisizione delle terre. Con il sopravvenire dei Francesi la Suprema Commissione Feudale sancisce il diritto dei coloni di Roccapizzi e Carceri a mantenere l’occupazione; di conseguenza, “Gioacchino Napoleone re delle Due Sicilie” decreta la nascita di Ateleta (1811). Nella fase d’impianto emerge qui il conflitto tra la volontà riformatrice dei nuovi governanti e gli interessi concreti dei coloni il cui atteggiamento è estremamente diffidente. Il primo schema progettuale redatto da Nicola Talli ha la forma di un rettangolo perfetto attraversato da assi a tutta lunghezza a definire unità immobiliari pressoché identiche. L’impostazione teorica dello schema, costringe l’ingegnere dipartimentale Luigi D’Auria a redigere una “Pianta riformata” alterando la perfetta geometria dell’impianto originale. Per procedere ad un definitivo sorteggio dei lotti il perito agrimensore Domenico Perrotta di Sulmona viene incaricato di redigere una nuova pianta che perde ogni traccia d’astrazione geometrica. Ateleta può essere considerata una piccola città coloniale che utilizza schemi funzionali delle città di nuova fondazione ben conosciute prima dell’Ottocento, ma è il preciso tratto illuminista che dona carattere di eccezionalità a tale esperienza, ostacolato non solo dallo stato dei luoghi, ma soprattutto dalla diffidenza e dall’inerzia di una società dai tratti feudali.File | Dimensione | Formato | |
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