L’oggetto di studio costituisce un paradigmatico esempio di recupero di un’architettura storica, delle sue metamorfosi che prendono l’avvio nel 1938 quando Giovanni Michelucci interviene sul padiglione marino, l’originaria struttura del Kursaal costruita nel 1910, inglobandolo nel suo innovativo progetto di liquorificio. Occorre precisare le valenze dell’ex distilleria Aurum, sia sotto il profilo architettonico che ancora oggi la pone tra gli edifici più significativi della moderna Pescara, sia urbane per il luogo in cui si colloca, nella zona della pineta dannunziana dove era stato previsto il piano per una città giardino in prossimità della spiaggia; senza trascurare le valenze economiche dell’attività produttiva. L’intervento di Michelucci rappresenta un’interessante operazione di trasformazione di una struttura preesistente che, per la lungimiranza, precorre i tempi ponendosi come un’innovativa proposta di riqualificazione e riuso dell’esistente Kursaal, lasciato simbolicamente a testimoniare la cultura balneare, i significati materiali e immateriali dei luoghi. Il prospetto principale risulta, infatti, definito dall’antica facciata del palazzo cui è stata accostata una retrostante struttura a ferro di cavallo, predisposta per accogliere i nuovi spazi destinati agli uffici e all’articolato processo della filiera produttiva. Alla floridissima fase lavorativa, testimoniata anche dalla grafica pubblicitaria che accompagnava la produzione del celebre liquore, affidata a Marcello Dudovich, l’opificio, nel secondo dopoguerra, affronta un periodo di crisi che lo porterà alla dismissione negli anni ’70, in cui si avvia una fase di abbandono e decadimento per cui rischia di essere smantellato, per lasciar posto a insediamenti speculativi di edilizia privata. Il riconoscimento delle qualità architettoniche, del ruolo urbanistico e sociale della struttura da parte dei cittadini, mobilitati per la tutela, lo salva dalla demolizione e dopo un lungo processo di riqualificazione il complesso viene riacquisito dal comune e restaurato nel 2005-2006. L’edificio dell’Aurum ha rinforzato nel tempo la sua sottesa identità di monumento urbano, già indirizzata dall’intervento di Michelucci che ne intuisce le potenzialità, concependo la struttura non solo come spazio per la produzione, ma come polo economico e culturale per la città che oggi, difatti, lo impiega come spazio museale polivalente, da cui deriva l’attuale designazione di Fabbrica delle idee. Il contributo sulla base di queste premesse ne ripercorre le vicende analizzandole dal punto di vista della rappresentazione, tramite il rilevamento integrato da cui derivano modelli di studio tridimensionali e bidimensionali che hanno permesso di comprendere gli spazi, esaminare le sue parti scomposte e rimontate come in un puzzle, attraverso elaborati che adottano sia linguaggi grafici tradizionali, sia esplorazioni digitali. Il tutto con la finalità di comunicarne i significati architettonici e culturali, per valorizzarli rendendoli percettivamente fruibili e integrabili con nuovi obiettivi con progetti multimediali e ricerche scientifiche.

Metamorfosi e riuso di un’architettura storica: da Kursaal a distilleria a fabbrica delle idee.

Caterina, Palestini
2018-01-01

Abstract

L’oggetto di studio costituisce un paradigmatico esempio di recupero di un’architettura storica, delle sue metamorfosi che prendono l’avvio nel 1938 quando Giovanni Michelucci interviene sul padiglione marino, l’originaria struttura del Kursaal costruita nel 1910, inglobandolo nel suo innovativo progetto di liquorificio. Occorre precisare le valenze dell’ex distilleria Aurum, sia sotto il profilo architettonico che ancora oggi la pone tra gli edifici più significativi della moderna Pescara, sia urbane per il luogo in cui si colloca, nella zona della pineta dannunziana dove era stato previsto il piano per una città giardino in prossimità della spiaggia; senza trascurare le valenze economiche dell’attività produttiva. L’intervento di Michelucci rappresenta un’interessante operazione di trasformazione di una struttura preesistente che, per la lungimiranza, precorre i tempi ponendosi come un’innovativa proposta di riqualificazione e riuso dell’esistente Kursaal, lasciato simbolicamente a testimoniare la cultura balneare, i significati materiali e immateriali dei luoghi. Il prospetto principale risulta, infatti, definito dall’antica facciata del palazzo cui è stata accostata una retrostante struttura a ferro di cavallo, predisposta per accogliere i nuovi spazi destinati agli uffici e all’articolato processo della filiera produttiva. Alla floridissima fase lavorativa, testimoniata anche dalla grafica pubblicitaria che accompagnava la produzione del celebre liquore, affidata a Marcello Dudovich, l’opificio, nel secondo dopoguerra, affronta un periodo di crisi che lo porterà alla dismissione negli anni ’70, in cui si avvia una fase di abbandono e decadimento per cui rischia di essere smantellato, per lasciar posto a insediamenti speculativi di edilizia privata. Il riconoscimento delle qualità architettoniche, del ruolo urbanistico e sociale della struttura da parte dei cittadini, mobilitati per la tutela, lo salva dalla demolizione e dopo un lungo processo di riqualificazione il complesso viene riacquisito dal comune e restaurato nel 2005-2006. L’edificio dell’Aurum ha rinforzato nel tempo la sua sottesa identità di monumento urbano, già indirizzata dall’intervento di Michelucci che ne intuisce le potenzialità, concependo la struttura non solo come spazio per la produzione, ma come polo economico e culturale per la città che oggi, difatti, lo impiega come spazio museale polivalente, da cui deriva l’attuale designazione di Fabbrica delle idee. Il contributo sulla base di queste premesse ne ripercorre le vicende analizzandole dal punto di vista della rappresentazione, tramite il rilevamento integrato da cui derivano modelli di studio tridimensionali e bidimensionali che hanno permesso di comprendere gli spazi, esaminare le sue parti scomposte e rimontate come in un puzzle, attraverso elaborati che adottano sia linguaggi grafici tradizionali, sia esplorazioni digitali. Il tutto con la finalità di comunicarne i significati architettonici e culturali, per valorizzarli rendendoli percettivamente fruibili e integrabili con nuovi obiettivi con progetti multimediali e ricerche scientifiche.
2018
9788849236590
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