Nessuno slogan come “dal cucchiaio alla città” (Ernesto Nathan Rogers, Carta di Atene 1952) si è consumato sull’altare degli iper-specialismi contemporanei. Eppure, per parlare del lavoro di Giò Ponti ed in particolare dei suoi progetti di edifici per il sacro, diventa inevitabile rispolverarlo: architetture e ceramiche camminano ancora insieme nell’opera del grande architetto e designer milanese, fondatore della rivista Domus. Una ricerca tenace e paziente dell’architetto che tutto disegna e che proprio nel progetto per le chiese affianca alla riflessione spaziale e volumetrica l’approfondimento attraverso il disegno degli arredi, dei pavimenti, dei rivestimenti. Questi ultimi, inoltre, vengono riscattati dal solo ruolo decorativo, per diventare parte integrante della costruzione di architetture della città. La città è prevalentemente Milano, caratterizzata come è dall’unitarietà del rivestimento in pietra con Ceppo di Grè, recentemente ripreso dalle Grafton per l’ampliamento della Università Bocconi. Ponti vara i prospetti delle “sue” chiese con un tessuto di ceramiche che hanno verso la classicità il tributo di un mini-bugnato, verso il Ceppo il colore grigio-azzurro, pur con riflessi luminosia ccentuati sia dallo specchiarsi nel cielo della città, meno nebuloso della sua fama, che nel dischiuderne il colore attraverso una trama di bucature geometriche (dalla chiesa nel quartiere Fopponino alla concattedrale di Taranto).

Dalla ceramica alla città. Tre chiese di Gio Ponti

carlo pozzi
2019-01-01

Abstract

Nessuno slogan come “dal cucchiaio alla città” (Ernesto Nathan Rogers, Carta di Atene 1952) si è consumato sull’altare degli iper-specialismi contemporanei. Eppure, per parlare del lavoro di Giò Ponti ed in particolare dei suoi progetti di edifici per il sacro, diventa inevitabile rispolverarlo: architetture e ceramiche camminano ancora insieme nell’opera del grande architetto e designer milanese, fondatore della rivista Domus. Una ricerca tenace e paziente dell’architetto che tutto disegna e che proprio nel progetto per le chiese affianca alla riflessione spaziale e volumetrica l’approfondimento attraverso il disegno degli arredi, dei pavimenti, dei rivestimenti. Questi ultimi, inoltre, vengono riscattati dal solo ruolo decorativo, per diventare parte integrante della costruzione di architetture della città. La città è prevalentemente Milano, caratterizzata come è dall’unitarietà del rivestimento in pietra con Ceppo di Grè, recentemente ripreso dalle Grafton per l’ampliamento della Università Bocconi. Ponti vara i prospetti delle “sue” chiese con un tessuto di ceramiche che hanno verso la classicità il tributo di un mini-bugnato, verso il Ceppo il colore grigio-azzurro, pur con riflessi luminosia ccentuati sia dallo specchiarsi nel cielo della città, meno nebuloso della sua fama, che nel dischiuderne il colore attraverso una trama di bucature geometriche (dalla chiesa nel quartiere Fopponino alla concattedrale di Taranto).
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