Il dibattito attuale sul tema del rapporto tra neuroscienze e scienze sociali pone in luce, in primo luogo, come le neuroscienze si propongano di svelare le correlazioni tra attività mentale e sostrato biologico che dovrebbero consentire di comprendere le reazioni del cervello agli stimoli esterni, le risposte cerebrali alle situazioni in cui una persona, nella specificità delle condizioni fisiche e di età, può trovarsi, permettendo, nel lungo periodo, la elaborazione di modelli comportamentali. Ecco allora l'importanza dei fondamenti cognitivi del diritto, risultanza di un processo di integrazioni tra modelli giuridici e scienze cognitive che apre un percorso con una duplice direzione: da un lato la comprensione dei processi cognitivi e decisionali dei soggetti cui le norme sono destinate, dall'altro il pensiero e l'argomentazione del legislatore e dell' interprete. La rilettura delle nozioni, in tema di capacità d'agire, capacità e incapacità naturale, esplicita l'orientamento tradizionale del giurista; l'approccio neuroscientifico può fornire all'interprete una visione più ampia. Studi di neuroscienze cognitive, infatti, fanno emergere il ruolo della sfera affettiva che interagisce con quella della ragione componendo il dialogo tra emotività e razionalità, fondamentale nel processo cognitivo.. La differenza tra la sfera cognitiva e quella volitiva, che in termine giuridici si esprime con la locuzione capacità d'intendere e/o volere e la cui distinzione è irrilevante sotto il profilo giuridico, diviene rilevante se riguardata alla luce dei risultati delle neuroscienze cognitive che hanno dimostrato come ad una perfetta ed integra capacità intellettiva (capacità d'intendere) si correli, talora, una assoluta incapacità di decidere (quindi capacità di volere). Mettere in discussione il modello tradizionale dell'uomo razionale può contribuire, paradossalmente, a creare un sistema più razionale, perché più efficiente, che consenta una tutela sempre più elevata, dell'uomo nella sua complessità. Proprio nelle moderne neuroscienze si indica lo strumento con il quale "il programma di un'integrale unificazione dei saperi sull'uomo e sulla natura giunge a compimento". E questo appare essere il punto di snodo della questione: l'affermazione della globalità dell'uomo, corpo e mente, fisicità e psichicità, che corrisponde all’unicità del valore persona il cui studio richiede un approccio integrato tra discipline che hanno un comune denominatore: l'uomo e la qualità della sua vita.

Capacità e neuroscienze cognitive: dialogo per un approccio all'uomo nella sua dimensione globale.

LECCESE EVA
2019-01-01

Abstract

Il dibattito attuale sul tema del rapporto tra neuroscienze e scienze sociali pone in luce, in primo luogo, come le neuroscienze si propongano di svelare le correlazioni tra attività mentale e sostrato biologico che dovrebbero consentire di comprendere le reazioni del cervello agli stimoli esterni, le risposte cerebrali alle situazioni in cui una persona, nella specificità delle condizioni fisiche e di età, può trovarsi, permettendo, nel lungo periodo, la elaborazione di modelli comportamentali. Ecco allora l'importanza dei fondamenti cognitivi del diritto, risultanza di un processo di integrazioni tra modelli giuridici e scienze cognitive che apre un percorso con una duplice direzione: da un lato la comprensione dei processi cognitivi e decisionali dei soggetti cui le norme sono destinate, dall'altro il pensiero e l'argomentazione del legislatore e dell' interprete. La rilettura delle nozioni, in tema di capacità d'agire, capacità e incapacità naturale, esplicita l'orientamento tradizionale del giurista; l'approccio neuroscientifico può fornire all'interprete una visione più ampia. Studi di neuroscienze cognitive, infatti, fanno emergere il ruolo della sfera affettiva che interagisce con quella della ragione componendo il dialogo tra emotività e razionalità, fondamentale nel processo cognitivo.. La differenza tra la sfera cognitiva e quella volitiva, che in termine giuridici si esprime con la locuzione capacità d'intendere e/o volere e la cui distinzione è irrilevante sotto il profilo giuridico, diviene rilevante se riguardata alla luce dei risultati delle neuroscienze cognitive che hanno dimostrato come ad una perfetta ed integra capacità intellettiva (capacità d'intendere) si correli, talora, una assoluta incapacità di decidere (quindi capacità di volere). Mettere in discussione il modello tradizionale dell'uomo razionale può contribuire, paradossalmente, a creare un sistema più razionale, perché più efficiente, che consenta una tutela sempre più elevata, dell'uomo nella sua complessità. Proprio nelle moderne neuroscienze si indica lo strumento con il quale "il programma di un'integrale unificazione dei saperi sull'uomo e sulla natura giunge a compimento". E questo appare essere il punto di snodo della questione: l'affermazione della globalità dell'uomo, corpo e mente, fisicità e psichicità, che corrisponde all’unicità del valore persona il cui studio richiede un approccio integrato tra discipline che hanno un comune denominatore: l'uomo e la qualità della sua vita.
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