Il paper restituisce alcune evidenze emerse da ricerche condotte dagli autori sugli spazi non costruiti di città piccolo‐medie abruzzesi caratterizzate da fragilità demografico‐economiche, e da criticità indotte dai cambiamenti climatici, culturali, geomorfologici e sociali. Fra le tendenze trasformative spesso in atto sugli spazi urbani aperti si rilevano o interventi dall’alto, eccessivamente generalisti/standardizzati, oppure azioni dal basso, esclusivamente specializzate/personalizzate. Emerge così la necessità di una sinergia fra universal e user centred vision che permetta di ripensare lo spazio non costruito della città in modo integrato, come un’interfaccia regolativa‐abilitante. Un sistema di spazi che è in grado di ricondurre le sfide della sostenibilità urbana entro una più ampia declinazione relazionale e connettiva fra risorse, spazi, abitanti, culture e forme di produzione locali. Tale sfida appare attuabile in modo particolare nelle città piccole e medie, per via della dimensione contenuta degli insediamenti, della permanenza di relazioni durature fra spazio collettivo, individui e società e per le condizioni socio‐culturali idonee a favorire processi di adattamento. Questi punti di forza potrebbero però perdersi per via della ridensificazione urbana che inizia oggi a coinvolgere anche piccole e medie città. Il modello integrato d’intervento che emerge da queste riflessioni, delinea un orizzonte progettuale tecnologico‐ambientale per agire su due aspetti rilevanti: rendere misurabili le qualità dello spazio aperto attraverso le sue capacità di miglioramento delle interazioni tra benessere degli utenti, spazio collettivo e attrezzature urbane; riequilibrare la qualità degli spazi aperti in senso transcalare, superando la logica di intervento per parti e prediligendo scenari adattivi relazionali e connettivi fra tecnologie, natura, individui e società.
Città fragili piccole e medie. Nuove prospettive di sostenibilità per il progetto tecnologico‐ambientale
F Angelucci
;C Cellucci
2019-01-01
Abstract
Il paper restituisce alcune evidenze emerse da ricerche condotte dagli autori sugli spazi non costruiti di città piccolo‐medie abruzzesi caratterizzate da fragilità demografico‐economiche, e da criticità indotte dai cambiamenti climatici, culturali, geomorfologici e sociali. Fra le tendenze trasformative spesso in atto sugli spazi urbani aperti si rilevano o interventi dall’alto, eccessivamente generalisti/standardizzati, oppure azioni dal basso, esclusivamente specializzate/personalizzate. Emerge così la necessità di una sinergia fra universal e user centred vision che permetta di ripensare lo spazio non costruito della città in modo integrato, come un’interfaccia regolativa‐abilitante. Un sistema di spazi che è in grado di ricondurre le sfide della sostenibilità urbana entro una più ampia declinazione relazionale e connettiva fra risorse, spazi, abitanti, culture e forme di produzione locali. Tale sfida appare attuabile in modo particolare nelle città piccole e medie, per via della dimensione contenuta degli insediamenti, della permanenza di relazioni durature fra spazio collettivo, individui e società e per le condizioni socio‐culturali idonee a favorire processi di adattamento. Questi punti di forza potrebbero però perdersi per via della ridensificazione urbana che inizia oggi a coinvolgere anche piccole e medie città. Il modello integrato d’intervento che emerge da queste riflessioni, delinea un orizzonte progettuale tecnologico‐ambientale per agire su due aspetti rilevanti: rendere misurabili le qualità dello spazio aperto attraverso le sue capacità di miglioramento delle interazioni tra benessere degli utenti, spazio collettivo e attrezzature urbane; riequilibrare la qualità degli spazi aperti in senso transcalare, superando la logica di intervento per parti e prediligendo scenari adattivi relazionali e connettivi fra tecnologie, natura, individui e società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.