L’articolo prende in esame il secondo romanzo di Mario Spinella, insigne intellettuale marxista fondatore della rivista «Utopia» (1971-1973), e si propone di indagare le modalità attraverso le quali le convenzioni della letteratura distopica vengono assunte in chiave ironica (in linea con la poetica sperimentale dell’autore) senza rinunciare alla veemente denuncia dell’assetto sociale della polis neocapitalista (una posizione ideologica in dialogo con l’elaborazione, da parte degli esponenti della Scuola di Francoforte, di una critica radicale al Sistema). La propensione di Spinella per le scienze umane lo spinge in Conspiratio oppositorum a mettere in gioco le categorie psicoanalitiche (da Freud a Lacan: Spinella è stato tra gli animatori della rivista «Il piccolo Hans»), politiche (nel libro, scritto dal 1968 al 1971, si tenta la verifica dell’attualità del concetto di conflitto di classe) e quelle del pensiero divergente (la prospettiva ‘inattendibile’ del folle, comune ai romanzi coevi di Volponi e di Malerba, è fatta interagire con le teorie foucaultiane sull’istituzione totale).

La metropoli dei folli e degli «imbestiati»: distopia e conflitto di classe in «Conspiratio oppositorum» di Mario Spinella

Andrea Gialloreto
2021-01-01

Abstract

L’articolo prende in esame il secondo romanzo di Mario Spinella, insigne intellettuale marxista fondatore della rivista «Utopia» (1971-1973), e si propone di indagare le modalità attraverso le quali le convenzioni della letteratura distopica vengono assunte in chiave ironica (in linea con la poetica sperimentale dell’autore) senza rinunciare alla veemente denuncia dell’assetto sociale della polis neocapitalista (una posizione ideologica in dialogo con l’elaborazione, da parte degli esponenti della Scuola di Francoforte, di una critica radicale al Sistema). La propensione di Spinella per le scienze umane lo spinge in Conspiratio oppositorum a mettere in gioco le categorie psicoanalitiche (da Freud a Lacan: Spinella è stato tra gli animatori della rivista «Il piccolo Hans»), politiche (nel libro, scritto dal 1968 al 1971, si tenta la verifica dell’attualità del concetto di conflitto di classe) e quelle del pensiero divergente (la prospettiva ‘inattendibile’ del folle, comune ai romanzi coevi di Volponi e di Malerba, è fatta interagire con le teorie foucaultiane sull’istituzione totale).
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Gialloreto La metropoli dei folli e degli imbestiati Griseldaonline 19 2 2020.pdf

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