«Un paio di anni fa l’Unione degli Studenti ha pubblicato un documento dallo stile rudimentale e contraddittorio nei contenuti, che prima rifiuta la valutazione nella scuola, poi attenua il rifiuto e ne chiede soltanto forme diverse […] la bocciatura può essere condannata come strumento antipedagogico soltanto entro il contesto di una scuola di casta; al di fuori di questo contesto ed entro una scuola che, favorendo la mobilità sociale, aiuta ogni discente a superare le difficoltà e lo induce a dare il meglio di sé, bisogna innanzitutto cessare di usare il termine pregiudicante di ‘bocciatura’ e sostituirlo con il termine ‘ripetenza’ e poi comprendere che la ripetenza è uno strumento che in alcuni casi, anche per il bene del discente, è opportuno usare. Don Milani, citato sempre a sproposito come oppositore di principio della ripetenza, si era accorto come la scuola anglosassone, approdo finale della riforma dell’autonomia, fosse una scuola di casta: “[…] Nelle loro scuole non bocciano. Deviano verso le scuole di minor pregio. I poveri nelle loro si perfezionano a parlare male. I ricchi a parlare bene. Dalla pronuncia si capisce quanto uno è ricco e che mestiere fa il suo babbo.” L’assenza della meritocrazia e della ripetenza a scuola, così agognata dall’Unione degli Studenti in nome dell’uguaglianza astratta, è non meno amata dalle caste neoliberali perché priva la scuola della capacità di promuovere la mobilità sociale.»

Risposta a un documento dell'UdS: a proposito di scuola e pedagogia.

Fausto Di Biase
;
2019-01-01

Abstract

«Un paio di anni fa l’Unione degli Studenti ha pubblicato un documento dallo stile rudimentale e contraddittorio nei contenuti, che prima rifiuta la valutazione nella scuola, poi attenua il rifiuto e ne chiede soltanto forme diverse […] la bocciatura può essere condannata come strumento antipedagogico soltanto entro il contesto di una scuola di casta; al di fuori di questo contesto ed entro una scuola che, favorendo la mobilità sociale, aiuta ogni discente a superare le difficoltà e lo induce a dare il meglio di sé, bisogna innanzitutto cessare di usare il termine pregiudicante di ‘bocciatura’ e sostituirlo con il termine ‘ripetenza’ e poi comprendere che la ripetenza è uno strumento che in alcuni casi, anche per il bene del discente, è opportuno usare. Don Milani, citato sempre a sproposito come oppositore di principio della ripetenza, si era accorto come la scuola anglosassone, approdo finale della riforma dell’autonomia, fosse una scuola di casta: “[…] Nelle loro scuole non bocciano. Deviano verso le scuole di minor pregio. I poveri nelle loro si perfezionano a parlare male. I ricchi a parlare bene. Dalla pronuncia si capisce quanto uno è ricco e che mestiere fa il suo babbo.” L’assenza della meritocrazia e della ripetenza a scuola, così agognata dall’Unione degli Studenti in nome dell’uguaglianza astratta, è non meno amata dalle caste neoliberali perché priva la scuola della capacità di promuovere la mobilità sociale.»
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