Ciò che viene discusso sotto il nome di Modern Monetary Theory (MMT) è un insieme di teorie riconducibili ad alcuni contributi di Wray (1998), Bell (2000) Forstater and Mosler (2005) e recentemente organizzati in un corpus organico nel manuale di Wray, Mitchel e Watts (2019). Nella loro visione dell’economia alcuni elementi fondamentali del pensiero economico keynesiano vengono reinterpretati generando implicazioni di policy non compatibili con altre teorie economiche sulle quali converge un maggiore consenso. L’elemento forse più controverso nella MMT è dato dalla visione proposta sul vincolo di bilancio del governo in un sistema economico in cui le transazioni avvengono contro moneta legale. In particolare, l’emittente di una valuta non deve affrontare vincoli finanziari. Un paese che emette la propria valuta non può mai esserne a corto e non può mai diventare insolvente nella propria valuta. È sempre possibile effettuare tutti i pagamenti alla scadenza. Ciò rappresenta un ribaltamento dell’approccio standard che, mettendo in relazione il valore attuale delle entrate fiscali con il valore attuale della spesa pubblica e del debito pubblico, sarebbe addirittura fuorviante. Secondo tali autori, per la maggior parte dei governi, non vi è alcun rischio di insolvenza sul debito pubblico, in quanto lo stato non andrebbe inteso al pari di un privato individuo sottoposto al vincolo di bilancio. La capacità di emettere una moneta usata negli scambi eliminerebbe tale vincolo per l’autorità pubblica. Lungi dal voler proporre una visione esaustiva su questo insieme organico di teorie, in questo contributo si ripercorrono alcune delle più significative critiche mosse alla MMT. Lo scopo ultimo, infatti, rimane quello di supportare il dibattito identificando alcune fragilità nell’impianto teorico della MMT che necessitano ulteriore analisi.

LA MODERN MONETARY THEORY: INFLAZIONE E TASSE ALTE COME ALTERNATIVA AI MERCATI FINANZIARI PER IL DEBITO PUBBLICO

Pandimiglio Alessandro
2021-01-01

Abstract

Ciò che viene discusso sotto il nome di Modern Monetary Theory (MMT) è un insieme di teorie riconducibili ad alcuni contributi di Wray (1998), Bell (2000) Forstater and Mosler (2005) e recentemente organizzati in un corpus organico nel manuale di Wray, Mitchel e Watts (2019). Nella loro visione dell’economia alcuni elementi fondamentali del pensiero economico keynesiano vengono reinterpretati generando implicazioni di policy non compatibili con altre teorie economiche sulle quali converge un maggiore consenso. L’elemento forse più controverso nella MMT è dato dalla visione proposta sul vincolo di bilancio del governo in un sistema economico in cui le transazioni avvengono contro moneta legale. In particolare, l’emittente di una valuta non deve affrontare vincoli finanziari. Un paese che emette la propria valuta non può mai esserne a corto e non può mai diventare insolvente nella propria valuta. È sempre possibile effettuare tutti i pagamenti alla scadenza. Ciò rappresenta un ribaltamento dell’approccio standard che, mettendo in relazione il valore attuale delle entrate fiscali con il valore attuale della spesa pubblica e del debito pubblico, sarebbe addirittura fuorviante. Secondo tali autori, per la maggior parte dei governi, non vi è alcun rischio di insolvenza sul debito pubblico, in quanto lo stato non andrebbe inteso al pari di un privato individuo sottoposto al vincolo di bilancio. La capacità di emettere una moneta usata negli scambi eliminerebbe tale vincolo per l’autorità pubblica. Lungi dal voler proporre una visione esaustiva su questo insieme organico di teorie, in questo contributo si ripercorrono alcune delle più significative critiche mosse alla MMT. Lo scopo ultimo, infatti, rimane quello di supportare il dibattito identificando alcune fragilità nell’impianto teorico della MMT che necessitano ulteriore analisi.
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