Lo scopo di questo contributo è indirizzare gli studi storico-educativi verso una comprensione del passaggio avvenuto, nel corso di un processo originatosi nel Medioevo e conclusosi nell’Ottocento, tra la dimensione fiabesca/meravigliosa dei mostri dimoranti nei luoghi inesplorati e quella afferente all’immaginario coloniale, così come è stato descritto dagli esploratori occidentali (Surdich 2003). Il legame fra le due dimensioni è suggerito da Gabrielli, il quale ricorda come la rappresentazione dell’Africa abbia replicato stereotipi medioevali, introducendo una «dualità che rinvia all’opposizione positivo-negativo: storia-natura, tecnologico-primitivo, religione-superstizione» (Gabrielli 1998, p. 25). L’approccio seguito in questa ricerca intende così riprendere la sfida lanciata da De Giorgi nell’approfondire «la storia della costruzione dell’immaginario infantile, che comunque rimane – come sedimento profondo di simboli – anche nell’immaginario adulto» (De Giorgi 2004, p. 265).

Memorie del meraviglioso: mostri e creature fantastiche nella percezione europea in età coloniale

Domenico Francesco Antonio Elia
2021-01-01

Abstract

Lo scopo di questo contributo è indirizzare gli studi storico-educativi verso una comprensione del passaggio avvenuto, nel corso di un processo originatosi nel Medioevo e conclusosi nell’Ottocento, tra la dimensione fiabesca/meravigliosa dei mostri dimoranti nei luoghi inesplorati e quella afferente all’immaginario coloniale, così come è stato descritto dagli esploratori occidentali (Surdich 2003). Il legame fra le due dimensioni è suggerito da Gabrielli, il quale ricorda come la rappresentazione dell’Africa abbia replicato stereotipi medioevali, introducendo una «dualità che rinvia all’opposizione positivo-negativo: storia-natura, tecnologico-primitivo, religione-superstizione» (Gabrielli 1998, p. 25). L’approccio seguito in questa ricerca intende così riprendere la sfida lanciata da De Giorgi nell’approfondire «la storia della costruzione dell’immaginario infantile, che comunque rimane – come sedimento profondo di simboli – anche nell’immaginario adulto» (De Giorgi 2004, p. 265).
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