L’articolo, partendo dalla presentazione di una innovativa esperienza trattamentale nei confronti di sex offender attuata nella Casa Circondariale di Chieti, vuole proporre l’importanza che i percorsi di inclusione nei confronti di tali autori di reato assumono quale presupposto indiscutibile per l’attuazione di programmi trattamentali specifici. L’esperienza svolta dagli operatori del carcere di Chieti si è avvalsa anche di una collaborazione con l’Università “G. d’Annunzio” che ha evidenziato come in tali autori di reato siano presenti significative distorsioni cognitive su cui è importante intervenire al fine di ottenere il recupero della persona e la riduzione della recidiva. Vengono esposti i risultati della ricerca svolta su 24 sex offender e non che ha evidenziato una presenza più significativa di distorsioni cognitive negli autori di reati sessuali rispetto agli autori di reato non a sfondo sessuale, soprattutto a danno di vittime maggiorenni piuttosto che minorenni. Vengono analizzati modelli trattamentali applicati a livello nazionale e internazionale e indicati successivi sviluppi di ricerca al fine di proporre programmi di intervento sulla stessa popolazione detenuta nel carcere di Chieti. [ Starting from the presentation of an innovative program addressing the rehabilitation of sex offenders, implemented inside the Italian prison of Chieti (Casa Circondariale), the article proposes the importance of the inclusion of these offenders as an essential condition for the implementation of specific rehabilitation programs. Thanks to the collaboration between the prison staff and the researchers coming from the University “G. d’Annunzio”, this experience shows that such offenders are affected by significant cognitive biases. Therefore, it is important to apply a debiasing intervention to better rehabilitate the person and contribute to the reduction of recidivism. The results of the research that was carried out on 24 people (some of them are sex offenders, some others not) show that the sex offenders are affected more than the others offenders by cognitive biases, and particularly when their victims were over 18. Moreover, in this paper the authors analyse Italian and international treatment models and finally they propose new research activities in order to extend this kind of program to the entire inmate population of the prison of Chieti.]

La condizione detentiva, il trattamento e la relazione professionale con il detenuto autore di reati sessuali. Una visione esperienziale

Scardaccione G.
;
Fontanella L.
2019-01-01

Abstract

L’articolo, partendo dalla presentazione di una innovativa esperienza trattamentale nei confronti di sex offender attuata nella Casa Circondariale di Chieti, vuole proporre l’importanza che i percorsi di inclusione nei confronti di tali autori di reato assumono quale presupposto indiscutibile per l’attuazione di programmi trattamentali specifici. L’esperienza svolta dagli operatori del carcere di Chieti si è avvalsa anche di una collaborazione con l’Università “G. d’Annunzio” che ha evidenziato come in tali autori di reato siano presenti significative distorsioni cognitive su cui è importante intervenire al fine di ottenere il recupero della persona e la riduzione della recidiva. Vengono esposti i risultati della ricerca svolta su 24 sex offender e non che ha evidenziato una presenza più significativa di distorsioni cognitive negli autori di reati sessuali rispetto agli autori di reato non a sfondo sessuale, soprattutto a danno di vittime maggiorenni piuttosto che minorenni. Vengono analizzati modelli trattamentali applicati a livello nazionale e internazionale e indicati successivi sviluppi di ricerca al fine di proporre programmi di intervento sulla stessa popolazione detenuta nel carcere di Chieti. [ Starting from the presentation of an innovative program addressing the rehabilitation of sex offenders, implemented inside the Italian prison of Chieti (Casa Circondariale), the article proposes the importance of the inclusion of these offenders as an essential condition for the implementation of specific rehabilitation programs. Thanks to the collaboration between the prison staff and the researchers coming from the University “G. d’Annunzio”, this experience shows that such offenders are affected by significant cognitive biases. Therefore, it is important to apply a debiasing intervention to better rehabilitate the person and contribute to the reduction of recidivism. The results of the research that was carried out on 24 people (some of them are sex offenders, some others not) show that the sex offenders are affected more than the others offenders by cognitive biases, and particularly when their victims were over 18. Moreover, in this paper the authors analyse Italian and international treatment models and finally they propose new research activities in order to extend this kind of program to the entire inmate population of the prison of Chieti.]
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