A partire dall’analisi dei sistemi urbani dei territori intermedi, sulla scia della ricerca “30’s Medium Size Cities” (Mascarucci, 2017), emerge come la città tradizionale si sia ormai trasformata in quella che possiamo definire “città continua”, passando di fatto da un sistema di città compatta ad un sistema di città diffusa con una serie di frammenti sparsi sul territorio. Con questa recente trasformazione si passa dal concetto di agglomerazione urbana generica a quello di agglomerazione selettiva e a una combinazione articolata tra forme di concentrazione territoriale e di integrazione reticolare (Conti, 1990). I “frammenti di città” intorno alla “città in continuità spaziale” non sono tutti connessi funzionalmente alla tradizionale polarità urbana e solo alcuni sono in grado di generare flussi di spostamento e di scambio reciproco generando un senso di autoidentificazione collettiva con il luogo, dato che “il muoversi non è più un attività monofunzionale, ma coinvolge al suo interno tutta una serie di altre attività che di fatto destrutturano le ragioni dello spostamento lineare” (Mosco, 2005). Può succedere finanche che alcuni di questi frammenti siano costituiti da borghi storici che con le trasformazioni attuali sono passati da “luoghi di eccellenza” a “non luoghi” (Purini, 2012) afflitti da limitazioni di accessibilità e da problemi di marginalità. È dalla nuova relazione tra la centralità urbana e queste schegge diffuse che si può generare “effetto città”, lavorando sull’accessibilità, collegando i vari frammenti in un’unica rete di mobilità e allo stesso tempo cercando di valorizzare gli spazi pubblici di riferimento. Partendo dall’idea di spazio pubblico come luogo di genesi dell’effetto città e della relazione tra la città continua e i suoi frammenti, si può indagare su come il progetto urbanistico sia in grado di rafforzare, ricreare o addirittura creare ex novo forti centralità urbane all’interno della città continua.

Effetto città: relazioni tra città medie e centralità

Antonio Bocca
2021-01-01

Abstract

A partire dall’analisi dei sistemi urbani dei territori intermedi, sulla scia della ricerca “30’s Medium Size Cities” (Mascarucci, 2017), emerge come la città tradizionale si sia ormai trasformata in quella che possiamo definire “città continua”, passando di fatto da un sistema di città compatta ad un sistema di città diffusa con una serie di frammenti sparsi sul territorio. Con questa recente trasformazione si passa dal concetto di agglomerazione urbana generica a quello di agglomerazione selettiva e a una combinazione articolata tra forme di concentrazione territoriale e di integrazione reticolare (Conti, 1990). I “frammenti di città” intorno alla “città in continuità spaziale” non sono tutti connessi funzionalmente alla tradizionale polarità urbana e solo alcuni sono in grado di generare flussi di spostamento e di scambio reciproco generando un senso di autoidentificazione collettiva con il luogo, dato che “il muoversi non è più un attività monofunzionale, ma coinvolge al suo interno tutta una serie di altre attività che di fatto destrutturano le ragioni dello spostamento lineare” (Mosco, 2005). Può succedere finanche che alcuni di questi frammenti siano costituiti da borghi storici che con le trasformazioni attuali sono passati da “luoghi di eccellenza” a “non luoghi” (Purini, 2012) afflitti da limitazioni di accessibilità e da problemi di marginalità. È dalla nuova relazione tra la centralità urbana e queste schegge diffuse che si può generare “effetto città”, lavorando sull’accessibilità, collegando i vari frammenti in un’unica rete di mobilità e allo stesso tempo cercando di valorizzare gli spazi pubblici di riferimento. Partendo dall’idea di spazio pubblico come luogo di genesi dell’effetto città e della relazione tra la città continua e i suoi frammenti, si può indagare su come il progetto urbanistico sia in grado di rafforzare, ricreare o addirittura creare ex novo forti centralità urbane all’interno della città continua.
2021
Planum
9788899237325
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