Nella celebre opera Pragmatica della comunicazione umana (1967), P. Watzlawick, J.H. Beavin e D.D. Jackson, seguendo la direzione tracciata da James Bateson, attribuiscono alla loro ricerca il compito di analizzare le reazioni comportamentali degli individui in un’ottica relazionale. Attraverso lo studio degli effetti pratici della comunicazione umana, essi giungono a formulare una serie di assiomi che se trovano una efficace illustrazione nel campo della psicopatologia familiare, tuttavia sono estendibili a ogni tipo di interazione che presenti certi gradi di continuità. Watzlawick, Beavin e Jackson, insieme a Bateson, Birdwhistell, Hall, Goffman, Sigman, e altri sono i membri di quel “Collegio invisibile“, che a partire dagli anni ‘50 presso il Mental Research Institute di Palo Alto tenta, in uno sforzo multidisciplinare, di riformulare un modello sulla comunicazione interpersonale che tenga conto delle suggestioni sistemiche. La nostra esposizione delle tesi sostenute in tale studio considera innanzitutto l’opposizione che i nostri autori manifestano nei confronti della tradizione psichiatrica e psicoanalitica contemporanea, in particolare in ambito psicopatologico. Questa sarebbe colpevole, a loro giudizio, di aver condotto l’indagine sulla psiche umana e le pratiche terapeutiche ricercando la spiegazione genetica dell’insorgenza della patologia a livello intrapsichico. Questo principio trova la sua giustificazione in una serie di retaggi filosofici e scientifici, che, secondo i membri di Palo Alto, sono oramai stati efficacemente confutati dai nuovi modelli operanti in biologia, in neurologia, meccanica, etc. Con l’introduzione dei “modelli sistemici” anche nel campo delle scienze del comportamento umano sarebbe possibile superare alcuni dei “pregiudizi” che ancora le caratterizzano.
Gli assiomi della Pragmatica della comunicazione umana
CORCHIA LUCA
2005-01-01
Abstract
Nella celebre opera Pragmatica della comunicazione umana (1967), P. Watzlawick, J.H. Beavin e D.D. Jackson, seguendo la direzione tracciata da James Bateson, attribuiscono alla loro ricerca il compito di analizzare le reazioni comportamentali degli individui in un’ottica relazionale. Attraverso lo studio degli effetti pratici della comunicazione umana, essi giungono a formulare una serie di assiomi che se trovano una efficace illustrazione nel campo della psicopatologia familiare, tuttavia sono estendibili a ogni tipo di interazione che presenti certi gradi di continuità. Watzlawick, Beavin e Jackson, insieme a Bateson, Birdwhistell, Hall, Goffman, Sigman, e altri sono i membri di quel “Collegio invisibile“, che a partire dagli anni ‘50 presso il Mental Research Institute di Palo Alto tenta, in uno sforzo multidisciplinare, di riformulare un modello sulla comunicazione interpersonale che tenga conto delle suggestioni sistemiche. La nostra esposizione delle tesi sostenute in tale studio considera innanzitutto l’opposizione che i nostri autori manifestano nei confronti della tradizione psichiatrica e psicoanalitica contemporanea, in particolare in ambito psicopatologico. Questa sarebbe colpevole, a loro giudizio, di aver condotto l’indagine sulla psiche umana e le pratiche terapeutiche ricercando la spiegazione genetica dell’insorgenza della patologia a livello intrapsichico. Questo principio trova la sua giustificazione in una serie di retaggi filosofici e scientifici, che, secondo i membri di Palo Alto, sono oramai stati efficacemente confutati dai nuovi modelli operanti in biologia, in neurologia, meccanica, etc. Con l’introduzione dei “modelli sistemici” anche nel campo delle scienze del comportamento umano sarebbe possibile superare alcuni dei “pregiudizi” che ancora le caratterizzano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.