Il saggio mira a rintracciare la traiettoria dell’editore Salvatore De Carlo (1913-1988), che ha pubblicato numerose antologie e volumi inediti in Italia tra lo scorcio finale della Seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra. Nonostante la mole delle sue pubblicazioni, questa figura è pressoché ignorata sia dalla critica letteraria, sia dalle storie dell’editoria italiana. In particolare, l’articolo si sofferma sul contributo di De Carlo alla diffusione della conoscenza delle letterature slave, soprattutto russa, nel nostro paese. A tal fine l’editore intesse una fitta rete di collaborazioni con i nomi più prestigiosi della slavistica di quegli anni, Ettore Lo Gatto ed Enrico Damiani. Curiosamente, però, i volumi curati da questi che furono i fondatori della disciplina nel nostro paese non vengono quasi mai menzionati perfino nei repertori bibliografici. Nel ricostruire la storia editoriale di queste antologie, l’articolo tenta anche di formulare una possibile spiegazione del silenzio che ha circondato questo editore.

L’editore Salvatore De Carlo e il mondo slavo

Maria Rita Leto
2022-01-01

Abstract

Il saggio mira a rintracciare la traiettoria dell’editore Salvatore De Carlo (1913-1988), che ha pubblicato numerose antologie e volumi inediti in Italia tra lo scorcio finale della Seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra. Nonostante la mole delle sue pubblicazioni, questa figura è pressoché ignorata sia dalla critica letteraria, sia dalle storie dell’editoria italiana. In particolare, l’articolo si sofferma sul contributo di De Carlo alla diffusione della conoscenza delle letterature slave, soprattutto russa, nel nostro paese. A tal fine l’editore intesse una fitta rete di collaborazioni con i nomi più prestigiosi della slavistica di quegli anni, Ettore Lo Gatto ed Enrico Damiani. Curiosamente, però, i volumi curati da questi che furono i fondatori della disciplina nel nostro paese non vengono quasi mai menzionati perfino nei repertori bibliografici. Nel ricostruire la storia editoriale di queste antologie, l’articolo tenta anche di formulare una possibile spiegazione del silenzio che ha circondato questo editore.
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