Nell’Assisi tardo trecentesca Puccio Capanna riuscì ad essere il principale appaltatore delle più importanti committenze legate all’ordine francescano, al Comune e al laicato confraternale, con una tale trasversalità nel tessuto sociale da detenere il monopolio del mercato. Partendo dall’analisi del programma pittorico da lui realizzato nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino, (per il quale sulla base di nuove testimonianze documentarie si propone il 1348 come terminus post quem per la sua esecuzione), si intende restituire quelle che furono le linee guida dell’ufficialità francescana in città. I minori attraverso la concessione di benefici e l’elaborazione di pratiche devozionali si assicuravano il monopolio della vita aggregativa laicale che aveva una tale diffusione da essere rappresentativa, almeno ad Assisi, dell’intera comunità dei fedeli. Le confraternite sviluppavano, difatti, vere e proprie forme di reverentia a San Francesco, tanto più che la loro soteriologia, incentrata sulla conformitas del penitente al motivo del Dio-uomo-Crocifisso, trovava nel miracolo delle stimmate il modello. Ed ecco perché il santo è raffigurato nella scena della Crocifissione dell’oratorio di San Rufino, in un contesto, per così dire non francescano. Ne danno prova anche gli apparati decorativi legati alle fraternite di Santo Stefano, San Lorenzo e San Francesco.

Puccio Capanna nell'oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino spaccato di un'Assisi tardo trecentesca

D'ALBERTO C
2010-01-01

Abstract

Nell’Assisi tardo trecentesca Puccio Capanna riuscì ad essere il principale appaltatore delle più importanti committenze legate all’ordine francescano, al Comune e al laicato confraternale, con una tale trasversalità nel tessuto sociale da detenere il monopolio del mercato. Partendo dall’analisi del programma pittorico da lui realizzato nell’oratorio della confraternita dei Disciplinati di San Rufino, (per il quale sulla base di nuove testimonianze documentarie si propone il 1348 come terminus post quem per la sua esecuzione), si intende restituire quelle che furono le linee guida dell’ufficialità francescana in città. I minori attraverso la concessione di benefici e l’elaborazione di pratiche devozionali si assicuravano il monopolio della vita aggregativa laicale che aveva una tale diffusione da essere rappresentativa, almeno ad Assisi, dell’intera comunità dei fedeli. Le confraternite sviluppavano, difatti, vere e proprie forme di reverentia a San Francesco, tanto più che la loro soteriologia, incentrata sulla conformitas del penitente al motivo del Dio-uomo-Crocifisso, trovava nel miracolo delle stimmate il modello. Ed ecco perché il santo è raffigurato nella scena della Crocifissione dell’oratorio di San Rufino, in un contesto, per così dire non francescano. Ne danno prova anche gli apparati decorativi legati alle fraternite di Santo Stefano, San Lorenzo e San Francesco.
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