Un governo di emergenza che intende mettere mano su un settore come la scuola che da trent’anni a questa parte ha subito vere e proprie manomissioni; le recenti dichiarazioni del nuovo ministro dell’istruzione sul liceo quadriennale; le voci all’unisono che tornano a battere il ferro dov’è già stato battuto allo stremo ‒ tutto ciò ci insinua il sospetto che si voglia usare l’emergenza per evitare di confrontarsi con l’errore radicale contenuto nelle riforme della scuola e per prolungare i tormenti a cui da trent’anni a questa parte essa è stata sottoposta. Chiunque abbia avuto in questi anni il bisogno di informarsi sui controsensi delle riforme scolastiche e ne abbia osservato con sbigottimento gli effetti sulla qualità dell’insegnamento e sulla preparazione degli studenti, si accorge subito che le voci che propongono nuove riforme sono condizionate da idee vecchie e confuse, già applicate da decenni con risultati sempre disastrosi. Criticare queste idee può essere utile non tanto per stigmatizzare l’avventatezza dell’averle ripresentate quanto per illuminare da nuove prospettive il loro contrasto con il concetto stesso di istruzione. Poiché le voci parlano all’unisono, è sufficiente rispondere a quella del dott. Crepet.

La riforma permanente della scuola

Fausto Di Biase
2021-01-01

Abstract

Un governo di emergenza che intende mettere mano su un settore come la scuola che da trent’anni a questa parte ha subito vere e proprie manomissioni; le recenti dichiarazioni del nuovo ministro dell’istruzione sul liceo quadriennale; le voci all’unisono che tornano a battere il ferro dov’è già stato battuto allo stremo ‒ tutto ciò ci insinua il sospetto che si voglia usare l’emergenza per evitare di confrontarsi con l’errore radicale contenuto nelle riforme della scuola e per prolungare i tormenti a cui da trent’anni a questa parte essa è stata sottoposta. Chiunque abbia avuto in questi anni il bisogno di informarsi sui controsensi delle riforme scolastiche e ne abbia osservato con sbigottimento gli effetti sulla qualità dell’insegnamento e sulla preparazione degli studenti, si accorge subito che le voci che propongono nuove riforme sono condizionate da idee vecchie e confuse, già applicate da decenni con risultati sempre disastrosi. Criticare queste idee può essere utile non tanto per stigmatizzare l’avventatezza dell’averle ripresentate quanto per illuminare da nuove prospettive il loro contrasto con il concetto stesso di istruzione. Poiché le voci parlano all’unisono, è sufficiente rispondere a quella del dott. Crepet.
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