Benché si tratti all’apparenza di una contraddizione in termini, numerosi autori veristi subirono nell’ultimo ventennio dell’Ottocento la «tentazione del fantastico», come è stata recentemente definita da Giuseppe Lo Castro. Si trattò di vere e proprie incursioni in un genere letterario profondamente differente, di respiro europeo: occasionali ma significative, vennero troppo spesso trascurate dalla critica coeva e successiva. L’intervento si propone di analizzare gli altri mondi del Verismo: uno spazio ora ritagliato all’interno della leggenda e del folklore popolare, come nelle Storie del Castello di Trezza di Giovanni Verga, ora nel mondo onirico e del più completo straniamento, come nelle novelle di Pipa e Boccale di Salvatore Di Giacomo, ma sempre all’interno del fantastico. Manca ad oggi, ad esempio, uno studio puntuale di situazioni e creature fantastiche (su tutte i fantasmi), presenti in Pipa e Boccale, nei brevi racconti Brutus, Fine di Barth e Garofani rossi; e pochi, forse, ricordano che Verga formulò del fantastico quasi una teoria, contenuta nella novella La coda del diavolo. In entrambi i casi si trattò di deviazioni momentanee, nelle opere dei rispettivi autori: ma le deviazioni consentono di comprendere meglio le figure di Verga e Di Giacomo. L’analisi proposta, lontana da facili generalizzazioni, farà leva sugli strumenti ermeneutici forniti dai più importanti studiosi del fantastico, su tutti Todorov e Ceserani; cercherà inoltre di interpretare e restituire una fisionomia autentica a mondi e creature del fantastico verista.
Gli altri mondi del verismo. Passaggi di soglia e apparizioni spettrali in Giovanni Verga e Salvatore Di Giacomo
Simone PettinePrimo
2021-01-01
Abstract
Benché si tratti all’apparenza di una contraddizione in termini, numerosi autori veristi subirono nell’ultimo ventennio dell’Ottocento la «tentazione del fantastico», come è stata recentemente definita da Giuseppe Lo Castro. Si trattò di vere e proprie incursioni in un genere letterario profondamente differente, di respiro europeo: occasionali ma significative, vennero troppo spesso trascurate dalla critica coeva e successiva. L’intervento si propone di analizzare gli altri mondi del Verismo: uno spazio ora ritagliato all’interno della leggenda e del folklore popolare, come nelle Storie del Castello di Trezza di Giovanni Verga, ora nel mondo onirico e del più completo straniamento, come nelle novelle di Pipa e Boccale di Salvatore Di Giacomo, ma sempre all’interno del fantastico. Manca ad oggi, ad esempio, uno studio puntuale di situazioni e creature fantastiche (su tutte i fantasmi), presenti in Pipa e Boccale, nei brevi racconti Brutus, Fine di Barth e Garofani rossi; e pochi, forse, ricordano che Verga formulò del fantastico quasi una teoria, contenuta nella novella La coda del diavolo. In entrambi i casi si trattò di deviazioni momentanee, nelle opere dei rispettivi autori: ma le deviazioni consentono di comprendere meglio le figure di Verga e Di Giacomo. L’analisi proposta, lontana da facili generalizzazioni, farà leva sugli strumenti ermeneutici forniti dai più importanti studiosi del fantastico, su tutti Todorov e Ceserani; cercherà inoltre di interpretare e restituire una fisionomia autentica a mondi e creature del fantastico verista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.