Dominare con la tecnica, comprendere con la relazione La pervasività della tecnica è al centro del dibattito moderno e contemporaneo, nella filosofia e nelle scienze sociali. Heidegger, Jünger, Hillmann, Severino, Luhmann, Bauman, Beck, Donati: sono alcuni dei più illustri intellettuali che hanno riflettuto sul tema, giungendo alla conclusione che la tecnica assuma funzione succedanea della religione. Per l’uomo del XX e del XXI secolo, la tecnica perde la sua natura strumentale e diventa scopo di ogni suo agire. La razionalità strumentale, nel tentativo di produrre sicurezze, determina il suo contrario: campi di concentramento (dove contenere vite considerate dis-funzionali, programmandone l’eliminazione), ingegneria tecno-sociale (dove tracciare i dati dell’individuo per riordinare il “sociale” sotto il segno di un pensiero unico consumista o rivoluzionario), terrorismo tecno-religioso (dove l’uomo diviene “strumento” di morte incorporato nelle tecnologie che lo rendono “kamikaze-esplosivo”). La tecnica, come strumento utilizzato per porre un freno al divenire attraverso la capacità previsionale, si trasforma nel fine ultimo dell’uomo. Il monoteismo delle formule previsionali implica prigionia ansiogena, controllo totale di dati e persone. Esiste alternativa? Occorre ripartire dall’origine della causa: la conoscenza utilizzata come rimedio all’inevitabilità del divenire. Occorre trovare un sentiero in grado di oltrepassare la tendenza umana all’esercizio del controllo, per ricostruire un’etica che consideri a-gerarchica la relazione tra essere umano e suo divenire.

Le relazioni riflessive tra società e tecnica

DAlessandro S
2019-01-01

Abstract

Dominare con la tecnica, comprendere con la relazione La pervasività della tecnica è al centro del dibattito moderno e contemporaneo, nella filosofia e nelle scienze sociali. Heidegger, Jünger, Hillmann, Severino, Luhmann, Bauman, Beck, Donati: sono alcuni dei più illustri intellettuali che hanno riflettuto sul tema, giungendo alla conclusione che la tecnica assuma funzione succedanea della religione. Per l’uomo del XX e del XXI secolo, la tecnica perde la sua natura strumentale e diventa scopo di ogni suo agire. La razionalità strumentale, nel tentativo di produrre sicurezze, determina il suo contrario: campi di concentramento (dove contenere vite considerate dis-funzionali, programmandone l’eliminazione), ingegneria tecno-sociale (dove tracciare i dati dell’individuo per riordinare il “sociale” sotto il segno di un pensiero unico consumista o rivoluzionario), terrorismo tecno-religioso (dove l’uomo diviene “strumento” di morte incorporato nelle tecnologie che lo rendono “kamikaze-esplosivo”). La tecnica, come strumento utilizzato per porre un freno al divenire attraverso la capacità previsionale, si trasforma nel fine ultimo dell’uomo. Il monoteismo delle formule previsionali implica prigionia ansiogena, controllo totale di dati e persone. Esiste alternativa? Occorre ripartire dall’origine della causa: la conoscenza utilizzata come rimedio all’inevitabilità del divenire. Occorre trovare un sentiero in grado di oltrepassare la tendenza umana all’esercizio del controllo, per ricostruire un’etica che consideri a-gerarchica la relazione tra essere umano e suo divenire.
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