IT) Il contributo propone di riflettere sulle antinomie delle tecnologie abilitanti, sul paradosso di una "facilitazione" che esonera l'uomo non solo e non tanto dalla fatica del lavoro materiale (che rimane nascosto ma persiste) ma anche e più drasticamente dalla possibilità della libertà morale di scelta e di rifiuto. Se, nel quadro contemporaneo, si rischia di cadere nientemeno che nella possibilità di decidere il fine del fare, se il fine sembra sempre deciso in anticipo dalla logica totalizzante del processo in atto, dobbiamo rimanere vigili sui costi che comportano gli effetti dell'era 4.0, in termini di metamorfosi della razionalità critica e autenticamente progettuale. Occorre pensare il presente a partire da una prognosi disincantata, che saldi la genesi del "mondo totalmente amministrato" a quella dell'"automazione"; occorre disinnescare il rapporto ingenuo con le "tecnologie abilitanti", che troppo spesso ancora mascherano e legittimano una persistente banalità del male, ancora vantata, in mezzo al nuovo filo spinato dei sensori, come un destino immutabile. EN) he contribution proposes to think about the antinomies of enabling technologies, the paradox of a 'facilitation' that exempts mankind not only and not so much from the fatigue of material labour (which remains hidden but persists) but also and more drastically from the possibility of the moral freedom of choice and refusal. If, in the contemporary framework, nothing less than the possibility of deciding the purpose of doing is in danger of falling, if the purpose always seems to be decided in advance by the totalising logic of the process at work, we must remain vigilant about the cost in terms of the metamorphosis of the critical and authentically projectual rationality of 4.0 era. We need to think of the present from a disenchanted prognosis, which welds the genesis of the 'totally administrated world' to that of 'automation'; we need to defuse the naive relationship with 'enabling technologies' that too often still mask and legitimise a persistent banality of evil, still boasted, amidst the new barbed wire of sensors, as an unchangeable destiny.

Intervista a Nicola Emery

Filippo Angelucci
;
2023-01-01

Abstract

IT) Il contributo propone di riflettere sulle antinomie delle tecnologie abilitanti, sul paradosso di una "facilitazione" che esonera l'uomo non solo e non tanto dalla fatica del lavoro materiale (che rimane nascosto ma persiste) ma anche e più drasticamente dalla possibilità della libertà morale di scelta e di rifiuto. Se, nel quadro contemporaneo, si rischia di cadere nientemeno che nella possibilità di decidere il fine del fare, se il fine sembra sempre deciso in anticipo dalla logica totalizzante del processo in atto, dobbiamo rimanere vigili sui costi che comportano gli effetti dell'era 4.0, in termini di metamorfosi della razionalità critica e autenticamente progettuale. Occorre pensare il presente a partire da una prognosi disincantata, che saldi la genesi del "mondo totalmente amministrato" a quella dell'"automazione"; occorre disinnescare il rapporto ingenuo con le "tecnologie abilitanti", che troppo spesso ancora mascherano e legittimano una persistente banalità del male, ancora vantata, in mezzo al nuovo filo spinato dei sensori, come un destino immutabile. EN) he contribution proposes to think about the antinomies of enabling technologies, the paradox of a 'facilitation' that exempts mankind not only and not so much from the fatigue of material labour (which remains hidden but persists) but also and more drastically from the possibility of the moral freedom of choice and refusal. If, in the contemporary framework, nothing less than the possibility of deciding the purpose of doing is in danger of falling, if the purpose always seems to be decided in advance by the totalising logic of the process at work, we must remain vigilant about the cost in terms of the metamorphosis of the critical and authentically projectual rationality of 4.0 era. We need to think of the present from a disenchanted prognosis, which welds the genesis of the 'totally administrated world' to that of 'automation'; we need to defuse the naive relationship with 'enabling technologies' that too often still mask and legitimise a persistent banality of evil, still boasted, amidst the new barbed wire of sensors, as an unchangeable destiny.
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