Il fine di qualsiasi tipologia di azienda è la creazione di valore per i suoi stakeholder divenendo la propria ragione di esistenza, che realizzerà adottando modelli di governance, a seconda dell’area economica in cui opera. Quindi, occorre identificare una serie di operazioni che realizzino gli obiettivi pianificati dall’azienda: si comincia dalla dotazione di risorse necessarie, si opta per scelte coerenti con gli aobiettivi stabiliti promuovendo operazioni efficienti ed efficaci e si termina con attività di monitoring previste da un sistema di controllo adeguato. Bisognerebbe inoltre garantire a terzi una gestione trasparente ed etica. Nel settore della Pubblica Amministrazione (PA) il tema del controllo, nello specifico della misurazione e valutazione delle performance, è da oltre un trentennio oggetto di dibattito finalizzato ad individuare e prevedere percorsi di rinnovamento e miglioramento. È a partire dagli anni Novanta, che si introducono i concetti di efficienza, efficacia ed economicità per le PA, nonché un “ridotto” obbligo di controllo manageriale e, verso la fine del decennio in questione, si definiscono meglio le varie forme di controllo che vanno dalla regolarità amministrativa e contabile al controllo di gestione, fino alla valutazione dei dirigenti e controllo strategico. Ecco dunque motivata la capillare diffusione di strumenti come la Balanced Scorecard e di altri per la gestione della qualità come il Common Assessment Framework, o anche il Perfomance Prism, i quali hanno subito continue revisioni nel corso del’ultimo decennio in particolare, in cui il tema del performance management è stato anche oggetto di una revisione normativa con il D.Lgs. n. 74/2017. Il presente contributo mira a fornire uno spunto di riflessione maturato dal confronto dei tre modelli di misurazione e valutazione delle performance progressivamente adottati in ambito pubblicoe tenta un raccordo tra quanto previsto dalle riforme e quanto avvenuto nelle pratiche manageriali in ambito pubblico, in una prospettiva economico-sociale, particolarmente “appropriata” ai tempi del Covid-19, in cui si è riportato in auge il ruolo strategico dell’utente Stato, a partire dalla salvaguardia della salute dei cittadini.
La valutazione delle performance nel settore pubblico in una prospettiva economico-sociale
Iannone, BarbaraPrimo
2021-01-01
Abstract
Il fine di qualsiasi tipologia di azienda è la creazione di valore per i suoi stakeholder divenendo la propria ragione di esistenza, che realizzerà adottando modelli di governance, a seconda dell’area economica in cui opera. Quindi, occorre identificare una serie di operazioni che realizzino gli obiettivi pianificati dall’azienda: si comincia dalla dotazione di risorse necessarie, si opta per scelte coerenti con gli aobiettivi stabiliti promuovendo operazioni efficienti ed efficaci e si termina con attività di monitoring previste da un sistema di controllo adeguato. Bisognerebbe inoltre garantire a terzi una gestione trasparente ed etica. Nel settore della Pubblica Amministrazione (PA) il tema del controllo, nello specifico della misurazione e valutazione delle performance, è da oltre un trentennio oggetto di dibattito finalizzato ad individuare e prevedere percorsi di rinnovamento e miglioramento. È a partire dagli anni Novanta, che si introducono i concetti di efficienza, efficacia ed economicità per le PA, nonché un “ridotto” obbligo di controllo manageriale e, verso la fine del decennio in questione, si definiscono meglio le varie forme di controllo che vanno dalla regolarità amministrativa e contabile al controllo di gestione, fino alla valutazione dei dirigenti e controllo strategico. Ecco dunque motivata la capillare diffusione di strumenti come la Balanced Scorecard e di altri per la gestione della qualità come il Common Assessment Framework, o anche il Perfomance Prism, i quali hanno subito continue revisioni nel corso del’ultimo decennio in particolare, in cui il tema del performance management è stato anche oggetto di una revisione normativa con il D.Lgs. n. 74/2017. Il presente contributo mira a fornire uno spunto di riflessione maturato dal confronto dei tre modelli di misurazione e valutazione delle performance progressivamente adottati in ambito pubblicoe tenta un raccordo tra quanto previsto dalle riforme e quanto avvenuto nelle pratiche manageriali in ambito pubblico, in una prospettiva economico-sociale, particolarmente “appropriata” ai tempi del Covid-19, in cui si è riportato in auge il ruolo strategico dell’utente Stato, a partire dalla salvaguardia della salute dei cittadini.File | Dimensione | Formato | |
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