Gli esperimenti di scrittura realistica compiuti in tutta Europa nel secondo Ottocento si manifestano con approcci e forme narrative diverse, ma condividono l’intento di raffigurare con oggettività le condizioni di individui marginalizzati, privi di voce, soggetti a un determinismo sociale che li imprigiona in un’esistenza insoddisfacente. L'articolo esamina uno specifico caso di marginalità sociale, quello delle donne, e mira a esplorare la questione del desiderio femminile rappresentata nella letteratura di questo periodo. Ancora percepito come un tabù in un’Europa patriarcale che fatìca a modernizzare la condizione della donna, il desiderio femminile (sessuale e non) emerge in una serie di opere narrative che, in paesi e tradizioni diverse, lo descrivono nella sua inquietante realtà, mettendo in discussione modelli di genere dominanti. Nello specifico, l'articolo stabilisce una serie di nessi tra la scrittura verista di Giovanni Verga e il realismo provocatorio del "sensation novel" vittoriano, esplorandone il comune tentativo di conferire centralità a passioni femminili travolgenti e socialmente trasgressive. Pur impiegando strategie narrative molto diverse (l’impersonalità verghiana contrapposta alla melodrammaticità sensazionalista) e pur appartenendo a tradizioni letterarie distanti, autori come Giovanni Verga, Wilkie Collins ed Ellen Wood offrono simili immagini perturbanti di donne che, nella loro tensione desiderante, rompono il silenzio, violano gli schemi socio-sessuali, sviluppano gravi malattie psicosomatiche e, in alcuni casi, commettono o subiscono azioni che si configurano come crimini. Attraverso l’utilizzo di teorie femministe consolidate, in particolare della teorizzazione di soggetto femminile desiderante (contrapposto alla ruolizzazione di donna-feticcio) elaborata da Luce Irigaray, è mia intenzione condurre un’analisi comparativa del desiderio femminile messo in scena da Verga in "Storia di una capinera" (1871) e "La lupa" (1880), confrontando queste opere con racconti e romanzi sensazionali come "Armadale" (1864) e "The Legacy of Cain" (1888) di Wilkie Collins, "Within the Maze" (1872) e "The Mystery at Number 7" (1877) di Ellen Wood. Tale analisi sarà completata da una riflessione critica sulle specifiche strategie utilizzate da questi autori e sulla loro particolare interpretazione di “realismo” maturata in seno alla propria tradizione letteraria.
Sfide narrative a un tabù di genere: il desiderio femminile tra verismo italiano e romanzo sensazionale vittoriano
COSTANTINI, Mariaconcetta
2023-01-01
Abstract
Gli esperimenti di scrittura realistica compiuti in tutta Europa nel secondo Ottocento si manifestano con approcci e forme narrative diverse, ma condividono l’intento di raffigurare con oggettività le condizioni di individui marginalizzati, privi di voce, soggetti a un determinismo sociale che li imprigiona in un’esistenza insoddisfacente. L'articolo esamina uno specifico caso di marginalità sociale, quello delle donne, e mira a esplorare la questione del desiderio femminile rappresentata nella letteratura di questo periodo. Ancora percepito come un tabù in un’Europa patriarcale che fatìca a modernizzare la condizione della donna, il desiderio femminile (sessuale e non) emerge in una serie di opere narrative che, in paesi e tradizioni diverse, lo descrivono nella sua inquietante realtà, mettendo in discussione modelli di genere dominanti. Nello specifico, l'articolo stabilisce una serie di nessi tra la scrittura verista di Giovanni Verga e il realismo provocatorio del "sensation novel" vittoriano, esplorandone il comune tentativo di conferire centralità a passioni femminili travolgenti e socialmente trasgressive. Pur impiegando strategie narrative molto diverse (l’impersonalità verghiana contrapposta alla melodrammaticità sensazionalista) e pur appartenendo a tradizioni letterarie distanti, autori come Giovanni Verga, Wilkie Collins ed Ellen Wood offrono simili immagini perturbanti di donne che, nella loro tensione desiderante, rompono il silenzio, violano gli schemi socio-sessuali, sviluppano gravi malattie psicosomatiche e, in alcuni casi, commettono o subiscono azioni che si configurano come crimini. Attraverso l’utilizzo di teorie femministe consolidate, in particolare della teorizzazione di soggetto femminile desiderante (contrapposto alla ruolizzazione di donna-feticcio) elaborata da Luce Irigaray, è mia intenzione condurre un’analisi comparativa del desiderio femminile messo in scena da Verga in "Storia di una capinera" (1871) e "La lupa" (1880), confrontando queste opere con racconti e romanzi sensazionali come "Armadale" (1864) e "The Legacy of Cain" (1888) di Wilkie Collins, "Within the Maze" (1872) e "The Mystery at Number 7" (1877) di Ellen Wood. Tale analisi sarà completata da una riflessione critica sulle specifiche strategie utilizzate da questi autori e sulla loro particolare interpretazione di “realismo” maturata in seno alla propria tradizione letteraria.File | Dimensione | Formato | |
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