La crisi ecologica nell’antropocene è una “crisi della mente” (Bateson, 1972). Siamo di fronte a sfide materiali e immateriali per idee quali sicurezza, salute, giu- stizia educativa e sociale, lavoro, cura e sviluppo (Malavasi, 2008; Mortari, 2017). Le dialettiche formali e casualiste si scontrano con le istanze pedagogiche dell’in- contro, dell’alterità, della singolarità a cui il caos e l’inatteso offrono spazi di ge- neratività. Le professioni educative spesso si collocano nel crocevia di queste logiche ma, in quanto abitanti i mondi dell’educazione permanente, sono chiamate a interrogarsi sul futuro, prefigurando politiche e pratiche educative “anticipatorie” di buone prassi. Il loro posizionarsi non può esimersi dalla necessita di cogliere gli aggregati relazionali, emotivi e culturali attraverso cui pensare e progettare dispo- sitivi formativi che facciano proprie categorie attuali quali: complessità, flessibilità, processi di identificazione, cambiamento e trasformazione. In tale scenario for- matori, educatori e insegnanti si devono collocare lungo i margini, cogliendo o seguendo le connessioni che si svolgono nel qui ed ora, nel loro divenire. Come spiegano Barone e Barbanti (2022, p. 11) “parlare di soggettività, processi di iden- tificazione è una faccenda di concatenamenti, di interdipendenze dell’essere in re- lazione all’altro da sé”. Si tratta di esplorare strutture che connettano, integrino e trasformino (For- menti, 2017) le proposte formative in percorsi innovativi, sensibili, sorprendenti, capaci di creare benessere e generare salute. Tale rete di relazioni esige che i confini tra istituzioni, ricerca, mondo del lavoro, ambiente e comunità siano fluidi, lisci, pur nel rispetto delle relative funzioni e natura. L’ipotesi di ricerca che si propone di costruire un ponte tra formazione, natura e lavoro ci porta dunque a collocarci lungo il cammino, a sostare fuori dalle istituzioni educative, per scorgere, nelle in- terconnessioni, conoscenze e competenze a partire dalle quali ripensare i percorsi dell’educazione permanente, concatenati agli interessi di tutela di quella che oggi viene definita Planetary Health, intesa come costruzione di benessere per sé, l’altro da sé, l’ambiente. In un lessico più didattico ciò che associamo allo sviluppo di green skills, ocean literacy, life skills, competenze trasversali e sostenibilità.
Formazione, natura e lavoro: una ricerca rizomatica sulla salutogenesi, le competenze trasversali e l’educazione degli adulti
Garista Patrizia
Primo
2023-01-01
Abstract
La crisi ecologica nell’antropocene è una “crisi della mente” (Bateson, 1972). Siamo di fronte a sfide materiali e immateriali per idee quali sicurezza, salute, giu- stizia educativa e sociale, lavoro, cura e sviluppo (Malavasi, 2008; Mortari, 2017). Le dialettiche formali e casualiste si scontrano con le istanze pedagogiche dell’in- contro, dell’alterità, della singolarità a cui il caos e l’inatteso offrono spazi di ge- neratività. Le professioni educative spesso si collocano nel crocevia di queste logiche ma, in quanto abitanti i mondi dell’educazione permanente, sono chiamate a interrogarsi sul futuro, prefigurando politiche e pratiche educative “anticipatorie” di buone prassi. Il loro posizionarsi non può esimersi dalla necessita di cogliere gli aggregati relazionali, emotivi e culturali attraverso cui pensare e progettare dispo- sitivi formativi che facciano proprie categorie attuali quali: complessità, flessibilità, processi di identificazione, cambiamento e trasformazione. In tale scenario for- matori, educatori e insegnanti si devono collocare lungo i margini, cogliendo o seguendo le connessioni che si svolgono nel qui ed ora, nel loro divenire. Come spiegano Barone e Barbanti (2022, p. 11) “parlare di soggettività, processi di iden- tificazione è una faccenda di concatenamenti, di interdipendenze dell’essere in re- lazione all’altro da sé”. Si tratta di esplorare strutture che connettano, integrino e trasformino (For- menti, 2017) le proposte formative in percorsi innovativi, sensibili, sorprendenti, capaci di creare benessere e generare salute. Tale rete di relazioni esige che i confini tra istituzioni, ricerca, mondo del lavoro, ambiente e comunità siano fluidi, lisci, pur nel rispetto delle relative funzioni e natura. L’ipotesi di ricerca che si propone di costruire un ponte tra formazione, natura e lavoro ci porta dunque a collocarci lungo il cammino, a sostare fuori dalle istituzioni educative, per scorgere, nelle in- terconnessioni, conoscenze e competenze a partire dalle quali ripensare i percorsi dell’educazione permanente, concatenati agli interessi di tutela di quella che oggi viene definita Planetary Health, intesa come costruzione di benessere per sé, l’altro da sé, l’ambiente. In un lessico più didattico ciò che associamo allo sviluppo di green skills, ocean literacy, life skills, competenze trasversali e sostenibilità.File | Dimensione | Formato | |
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