Il paesaggio abruzzese risulta fortemente plasmato dalla pratica della transumanza che ne ha supportato il processo di formazione urbana e sostenuto economicamente il tessuto sociale. L’iscrizione, nel 2019, della transumanza nella lista del Patrimonio Culturale immateriale dell’UNESCO, ha rappresentato l’occasione di ripensamento e rilancio di iniziative regionali volte a definire progetti di valorizzazione dei percorsi tratturali attraverso iniziative anche miste pubblico-privato che, se da un lato testimoniano la volontà di creare nuove opportunità turistiche (e non solo) per i territori coinvolti, dall’altra denunciano scarsa capacità di coordinamento e limiti finanziari e attuativi. Alla luce di un rinnovato modo di fare turismo (slow tourism, slow travel), amplificato dallo scenario pandemico, e di vivere l’attraversamento dei territori quale momento sostanziale del viaggio stesso, la scommessa del più recente progetto (2021) “Parcovie 2030 - La Transumanza che unisce”, di cooperazione interregionale, ma che vede la regione Abruzzo quale capofila, sarà chiamato a confrontarsi con la necessità di prevedere e strutturare un coinvolgimento diretto delle comunità locali se è vero che il Patrimonio Immateriale, «considerato come un fatto sociale interno a gruppi umani che lo producono e lo vivono» (Tucci R., 2013) risulterebbe impossibile da preservare, se non attraverso la partecipazione delle comunità locali che hanno il compito di individuarlo e di ricrearlo nel proprio ambiente sociale. L’obiettivo del presente contributo è quello di verificare lo stato di attuazione delle diverse progettualità (con una lettura critica del ruolo giocato dalla governance) e di indagare l’effettivo livello di ri-territorializzazione degli spazi della transumanza alla luce delle reali potenzialità che il territorio esprime, anche con riguardo alla dotazione di capitale demografico e socio-economico che tali aree denunciano, nell’ambito di una più ampia marginalità propria dell’assetto duale abruzzese poggiante su aree montane deboli e aree costiere forti.

Politiche di valorizzazione della rete tratturale e sviluppo locale: una rinnovata sfida per l'Abruzzo

Marina Fuschi;Concettina Pascetta;Silvia Scorrano
2023-01-01

Abstract

Il paesaggio abruzzese risulta fortemente plasmato dalla pratica della transumanza che ne ha supportato il processo di formazione urbana e sostenuto economicamente il tessuto sociale. L’iscrizione, nel 2019, della transumanza nella lista del Patrimonio Culturale immateriale dell’UNESCO, ha rappresentato l’occasione di ripensamento e rilancio di iniziative regionali volte a definire progetti di valorizzazione dei percorsi tratturali attraverso iniziative anche miste pubblico-privato che, se da un lato testimoniano la volontà di creare nuove opportunità turistiche (e non solo) per i territori coinvolti, dall’altra denunciano scarsa capacità di coordinamento e limiti finanziari e attuativi. Alla luce di un rinnovato modo di fare turismo (slow tourism, slow travel), amplificato dallo scenario pandemico, e di vivere l’attraversamento dei territori quale momento sostanziale del viaggio stesso, la scommessa del più recente progetto (2021) “Parcovie 2030 - La Transumanza che unisce”, di cooperazione interregionale, ma che vede la regione Abruzzo quale capofila, sarà chiamato a confrontarsi con la necessità di prevedere e strutturare un coinvolgimento diretto delle comunità locali se è vero che il Patrimonio Immateriale, «considerato come un fatto sociale interno a gruppi umani che lo producono e lo vivono» (Tucci R., 2013) risulterebbe impossibile da preservare, se non attraverso la partecipazione delle comunità locali che hanno il compito di individuarlo e di ricrearlo nel proprio ambiente sociale. L’obiettivo del presente contributo è quello di verificare lo stato di attuazione delle diverse progettualità (con una lettura critica del ruolo giocato dalla governance) e di indagare l’effettivo livello di ri-territorializzazione degli spazi della transumanza alla luce delle reali potenzialità che il territorio esprime, anche con riguardo alla dotazione di capitale demografico e socio-economico che tali aree denunciano, nell’ambito di una più ampia marginalità propria dell’assetto duale abruzzese poggiante su aree montane deboli e aree costiere forti.
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