Il lavoro domestico e di cura può realizzare una oppressione intersezionale sulle donne, con effetti dannosi sulla loro salute. È il caso delle care-givers straniere che, nel mercato transnazionale del lavoro, si prestano volentieri a lavori assistenziali che, anche se sono regolati dalla legge, hanno l’effetto di emarginare la persona che li svolge. Questo articolo illustra i risultati di una ricerca etnografica condotta in una provincia italiana del Centro-Sud ed evidenzia condizioni di sofferenza strutturale di donne che, soprattutto quando arriva il tempo di tornare a casa, provano rimpianti, malesseri, depressione e somatizzazione del senso di colpa: la cosiddetta sindrome Italia. Alcune addirittura rinunciano a tornare a casa e a ricongiungersi con le loro famiglie, restando in una condizione transitoria così come era il loro progetto iniziale. Come tanti lavoratori migranti, queste care-givers fanno progetti di vita che nel breve periodo sembrano portare sviluppo a loro stesse, alle loro famiglie e alle famiglie dei loro assistiti, ma nel lungo periodo si rivelano dolorosi a livello psicologico, relazionale ed ecologico. Questa analisi dei contesti di oppressione e assoggettamento - ma anche di resistenza – evidenzia la riproduzione dei sistemi di potere, che vengono vissuti, incarnati e riprodotti quotidianamente dagli attori sociali.

Vivo nell’ombra. Oppressione intersezionale delle care-givers straniere in un contesto italiano

Lia Giancristofaro
2024-01-01

Abstract

Il lavoro domestico e di cura può realizzare una oppressione intersezionale sulle donne, con effetti dannosi sulla loro salute. È il caso delle care-givers straniere che, nel mercato transnazionale del lavoro, si prestano volentieri a lavori assistenziali che, anche se sono regolati dalla legge, hanno l’effetto di emarginare la persona che li svolge. Questo articolo illustra i risultati di una ricerca etnografica condotta in una provincia italiana del Centro-Sud ed evidenzia condizioni di sofferenza strutturale di donne che, soprattutto quando arriva il tempo di tornare a casa, provano rimpianti, malesseri, depressione e somatizzazione del senso di colpa: la cosiddetta sindrome Italia. Alcune addirittura rinunciano a tornare a casa e a ricongiungersi con le loro famiglie, restando in una condizione transitoria così come era il loro progetto iniziale. Come tanti lavoratori migranti, queste care-givers fanno progetti di vita che nel breve periodo sembrano portare sviluppo a loro stesse, alle loro famiglie e alle famiglie dei loro assistiti, ma nel lungo periodo si rivelano dolorosi a livello psicologico, relazionale ed ecologico. Questa analisi dei contesti di oppressione e assoggettamento - ma anche di resistenza – evidenzia la riproduzione dei sistemi di potere, che vengono vissuti, incarnati e riprodotti quotidianamente dagli attori sociali.
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