Il tema della pace e della guerra, che ha interessato la riflessione dei cristiani sin dalle origini, ha ricevuto un impulso particolare nel corso del Novecento a causa dello scoppio di due guerre di proporzioni inedite. L’invenzione e il ricorso alle armi atomiche imponeva necessariamente un ripensamento di categorie e approcci che erano immobili da secoli: com’era possibile, infatti, riproporre, di fronte agli effetti di una bomba atomica, la dottrina della guerra giusta? Il magistero romano, atrofizzato da un approccio che considerava ogni novità come un pericoloso cedimento alla modernità, ha però inizialmente ignorato la questione, giudicando che l’idea della guerra giusta, che includeva la guerra di difesa da una ingiusta aggressione, non venisse scalfita. Sarebbe stato allora Giovanni XXIII, con l’enciclica Pacem in terris, a determinare una svolta, dichiarando che nell’era atomica non era più pensabile ricorrere alla guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti. Gli anni successivi alla morte di papa Roncalli furono segnati dal tentativo di riagganciarsi alla tradizione dottrinale più remota e dalla scelta di considerare la deterrenza nucleare come un male minore. Ma la fine della «guerra fredda» e l’esplodere di nuovi e più gravi conflitti ha condotto gradualmente il magistero a maturare l’idea che era la guerra in sé il più pericoloso nemico dell’umanità e la chiesa non poteva più legittimarla in alcun modo
A partire da Pacem in terris: un magistero rinnovato
Galavotti Enrico
2024-01-01
Abstract
Il tema della pace e della guerra, che ha interessato la riflessione dei cristiani sin dalle origini, ha ricevuto un impulso particolare nel corso del Novecento a causa dello scoppio di due guerre di proporzioni inedite. L’invenzione e il ricorso alle armi atomiche imponeva necessariamente un ripensamento di categorie e approcci che erano immobili da secoli: com’era possibile, infatti, riproporre, di fronte agli effetti di una bomba atomica, la dottrina della guerra giusta? Il magistero romano, atrofizzato da un approccio che considerava ogni novità come un pericoloso cedimento alla modernità, ha però inizialmente ignorato la questione, giudicando che l’idea della guerra giusta, che includeva la guerra di difesa da una ingiusta aggressione, non venisse scalfita. Sarebbe stato allora Giovanni XXIII, con l’enciclica Pacem in terris, a determinare una svolta, dichiarando che nell’era atomica non era più pensabile ricorrere alla guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti. Gli anni successivi alla morte di papa Roncalli furono segnati dal tentativo di riagganciarsi alla tradizione dottrinale più remota e dalla scelta di considerare la deterrenza nucleare come un male minore. Ma la fine della «guerra fredda» e l’esplodere di nuovi e più gravi conflitti ha condotto gradualmente il magistero a maturare l’idea che era la guerra in sé il più pericoloso nemico dell’umanità e la chiesa non poteva più legittimarla in alcun modoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.