Il contributo intende portare alla luce una fonte ignota di Pirandello, il saggio Fondemens psychologiques et métaphysiques de la moralité del filosofo Alfred Fouillée, apparso sulla «Revue des Deux Mondes» il 15 settembre 1889. Secondo il filosofo francese, ciascuno è chiamato a «realizzare» altruisticamente in sé il suo prossimo, «vedendolo com’esso si vede», «sentendolo com’esso si sente», «volendolo com’esso si vuole», per entrare in contatto con un «essere universale» che lo sorpassa. Fin da Sincerità e arte, uscito sul «Marzocco» del 7 marzo 1897, Pirandello trafuga da Fouillée parole-chiave e frasi, arrivando alla parafrasi di intere porzioni testuali. Fagocita così una dottrina che lo ispira tanto nella produzione novellistica e romanzesca (Quand’ero matto..., Stefano Giogli, uno e due, Si gira…), quanto nell’elaborazione teorica (Illustratori, attori e traduttori specialmente). La riscoperta dei Fondemens aggiunge insomma un importante tassello allo studio dell’estetica pirandelliana, consentendo di ripensare le dinamiche dell’umorismo, la genesi del personaggio e più in generale il meccanismo della creazione artistica nell’opera dell’autore siciliano.
La coscienza degli altri in noi. Pirandello bricoleur e la filosofia morale di Alfred Fouillée
Savio, Davide
2020-01-01
Abstract
Il contributo intende portare alla luce una fonte ignota di Pirandello, il saggio Fondemens psychologiques et métaphysiques de la moralité del filosofo Alfred Fouillée, apparso sulla «Revue des Deux Mondes» il 15 settembre 1889. Secondo il filosofo francese, ciascuno è chiamato a «realizzare» altruisticamente in sé il suo prossimo, «vedendolo com’esso si vede», «sentendolo com’esso si sente», «volendolo com’esso si vuole», per entrare in contatto con un «essere universale» che lo sorpassa. Fin da Sincerità e arte, uscito sul «Marzocco» del 7 marzo 1897, Pirandello trafuga da Fouillée parole-chiave e frasi, arrivando alla parafrasi di intere porzioni testuali. Fagocita così una dottrina che lo ispira tanto nella produzione novellistica e romanzesca (Quand’ero matto..., Stefano Giogli, uno e due, Si gira…), quanto nell’elaborazione teorica (Illustratori, attori e traduttori specialmente). La riscoperta dei Fondemens aggiunge insomma un importante tassello allo studio dell’estetica pirandelliana, consentendo di ripensare le dinamiche dell’umorismo, la genesi del personaggio e più in generale il meccanismo della creazione artistica nell’opera dell’autore siciliano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.