La cappella della SS. Annunziata nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva è tradizionalmente riferita a Carlo Maderno e datata al primo decennio del XVII secolo. Un’attenta analisi delle fonti archivistiche e di alcuni testi dell’epoca, supportata dall’esame delle peculiarità architettoniche della cappella, ha permesso invece di riferirla a Giacomo Della Porta, il più importante architetto attivo a Roma negli ultimi decenni del Cinquecento. Per ciò che concerne l’indagine stilistica interessante appare, soprattutto, l’organico ricorso ad un linguaggio sintetista che si esplicita nell’adozione di paraste astratte e nella sorprendente semplificazione delle basi. La scelta non sembra dettata da considerazioni economiche, dal momento che il sacello non si propone in termini riduzionistici, come provato dal coinvolgimento di artisti di punta del tempo per l’ornamentazione pittorica e gli inserti scultorei. Il ricorso a questo tipo di linguaggio appare dunque coerente con uno specifico registro espressivo dellaportiano che trova precisi agganci in opere coeve dell’architetto, come il S. Paolo alle Tre Fontane o la stessa Villa Aldobrandini di Frascati. The chapel of the SS. Annunziata in the Roman church of S. Maria sopra Minerva is traditionally referred to Carlo Maderno and dated to the first decade of the 17th century. A careful analysis of the archival sources and some texts of the time, supported by the examination of the architectural peculiarities of the chapel, made it possible to refer it to Giacomo Della Porta, the most important architect active in Rome in the last decades of the sixteenth century. As far as the stylistic investigation is concerned, the organic use of a synthetic language appears interesting above all, which is expressed in the adoption of abstract pilasters and in the surprising simplification of the bases. The choice does not appear to be dictated by economic considerations, since the chapel is not proposed in reductionist terms, as demonstrated by the involvement of leading artists of the time for the pictorial ornamentation and sculptural inserts. The use of this type of language therefore appears consistent with a specific expressive register by Della Porta, which finds precise connections in contemporary works by the architect, such as the S. Paolo alle Tre Fontane or the Villa Aldobrandini in Frascati.
Un’opera inedita di Giacomo Della Porta. La cappella della SS. Annunziata in S. Maria sopra Minerva a Roma
Marcello Villani
2025-01-01
Abstract
La cappella della SS. Annunziata nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva è tradizionalmente riferita a Carlo Maderno e datata al primo decennio del XVII secolo. Un’attenta analisi delle fonti archivistiche e di alcuni testi dell’epoca, supportata dall’esame delle peculiarità architettoniche della cappella, ha permesso invece di riferirla a Giacomo Della Porta, il più importante architetto attivo a Roma negli ultimi decenni del Cinquecento. Per ciò che concerne l’indagine stilistica interessante appare, soprattutto, l’organico ricorso ad un linguaggio sintetista che si esplicita nell’adozione di paraste astratte e nella sorprendente semplificazione delle basi. La scelta non sembra dettata da considerazioni economiche, dal momento che il sacello non si propone in termini riduzionistici, come provato dal coinvolgimento di artisti di punta del tempo per l’ornamentazione pittorica e gli inserti scultorei. Il ricorso a questo tipo di linguaggio appare dunque coerente con uno specifico registro espressivo dellaportiano che trova precisi agganci in opere coeve dell’architetto, come il S. Paolo alle Tre Fontane o la stessa Villa Aldobrandini di Frascati. The chapel of the SS. Annunziata in the Roman church of S. Maria sopra Minerva is traditionally referred to Carlo Maderno and dated to the first decade of the 17th century. A careful analysis of the archival sources and some texts of the time, supported by the examination of the architectural peculiarities of the chapel, made it possible to refer it to Giacomo Della Porta, the most important architect active in Rome in the last decades of the sixteenth century. As far as the stylistic investigation is concerned, the organic use of a synthetic language appears interesting above all, which is expressed in the adoption of abstract pilasters and in the surprising simplification of the bases. The choice does not appear to be dictated by economic considerations, since the chapel is not proposed in reductionist terms, as demonstrated by the involvement of leading artists of the time for the pictorial ornamentation and sculptural inserts. The use of this type of language therefore appears consistent with a specific expressive register by Della Porta, which finds precise connections in contemporary works by the architect, such as the S. Paolo alle Tre Fontane or the Villa Aldobrandini in Frascati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


