La tipologia di personalità del “diurno” si riferisce a colui che si sveglia presto, riposato, si sente in forma nelle ore antimeridiane e la sera solitamente va a letto presto. Questo tipo di individuo è stato definito anche “allodola” e viene considerato coscienzioso, ed emotivamente stabile. I tipi “diurni” sono più riposati, più vigili, più in forma fisica e più di buon umore al risveglio rispetto al tipo notturno. All’opposto invece la tipologia di personalità del “notturno” – definita per contrario anche “gufo” - si alza con fatica e non di buon umore, solo nel pomeriggio acquisterebbe le forze, avrebbe il momento centrale delle sue attività a partire dal tardo pomeriggio e resterebbe sveglio anche fino a tarda notte. Sarebbe creativo e intelligente ma emotivamente instabile e potrebbe avere relazioni non facili in contesti familiari e sociali. Relativamente all’esecuzione dei compiti di vario tipo i tipi “diurni” hanno migliori prestazioni durante la prima parte del giorno, al contrario i tipi “notturni” migliorano le prestazioni nel corso della giornata . Nel fare fronte alle richieste sociali e dell’ambiente i tipi notturni possono evidenziare strategie con minori risorse di “coping” (cioè potrebbero avere minori capacità di affrontare situazioni anche difficili e stressanti). Le abitudini quotidiane dell’alzarsi e dell’andare a letto sono condizioni importanti nelle relazioni familiari durante l’infanzia e l’adolescenza. In particolare il figlio “notturno” non riesce ad addormentarsi se non tardi la sera. Questo comportamento potrebbe essere visto dai familiari anche come disobbedienza a ciò che invece è “consuetudine” fare, e conseguentemente generare nei genitori reazioni coercitive e impositive. Simili motivi di conflitto potrebbe riapparire al mattino per le difficoltà che il “tipo” notturno ha nello svegliarsi. Si potrebbero, cioè, presentare difficoltà nell’alzarsi, ritardo nel vestirsi e nel fare colazione (di solito i notturni hanno poca fame quando si alzano), difficili interazioni con i componenti della famiglia, cattivo umore. I genitori potrebbero sviluppare emozioni negative nei confronti del figlio, tendere a ritenerlo egocentrico, pigro, irresponsabile, e pensare che la sua personalità possa influire negativamente sia a livello familiare che scolastico. Con la crescita del ragazzo, tuttavia, le difficoltà dovrebbero essere superate. Dati fisiologici e biologici supportano la differenza fra la personalità “diurna” e quella “notturna” e riguardano, fra l’altro, temperatura, secrezione di adrenalina, attività elettrocorticale, livelli di cortisolo salivare. Questi parametri presentano valori più alti nelle prime ore della giornata nella tipologia diurna. Fino a 15 anni si osserva una prevalenza di parametri “diurni”, dai vent’anni fino ai cinquant’anni si notano le seguenti percentuali: 15% “diurni”, 70% “intermedi”, 15% “notturni” – all’interno delle comprensibili differenze relative all’età specifica e al tipo di lavoro. Dopo i cinquant’anni la ritmicità del sistema circadiano si avvicina maggiormente alla tipologia “diurna”. Nell’anziano è presente una diminuzione nell’ampiezza dei ritmi, una minore sincronizzazione con l’ambiente che portano a diminuita capacità di adattamento e a una frammentazione del ritmo sonno-veglia – i risvegli notturni e i sonnellini diurni diventano più frequenti. Con il passare degli anni si afferma una tipologia maggiormente “diurna”. Infine differenze fra le due tipologie di personalità si osservano anche in studenti universitari e pre-universitari in vari parametri - ad esempio: la preferenza per le ore di lezione, il risveglio mattutino, il livello di stanchezza serale, i livelli di vigilanza. I tipi “notturni” preferiscono lezioni universitarie che iniziano verso le 10 o le 11 del mattino, mentre i tipi “diurni” preferiscono le 8 come orario di inizio delle lezioni. Inoltre il primo gruppo evidenzia un minore livello di apprendimento alle 8 del mattino rispetto al secondo gruppo; inversione di rese di apprendimento si avrebbero invece rispettivamente verso le 20.

Diurnal and Nocturnal Personalities in Developmental Psychology

CAVALLERA, Guido Maria;
2003-01-01

Abstract

La tipologia di personalità del “diurno” si riferisce a colui che si sveglia presto, riposato, si sente in forma nelle ore antimeridiane e la sera solitamente va a letto presto. Questo tipo di individuo è stato definito anche “allodola” e viene considerato coscienzioso, ed emotivamente stabile. I tipi “diurni” sono più riposati, più vigili, più in forma fisica e più di buon umore al risveglio rispetto al tipo notturno. All’opposto invece la tipologia di personalità del “notturno” – definita per contrario anche “gufo” - si alza con fatica e non di buon umore, solo nel pomeriggio acquisterebbe le forze, avrebbe il momento centrale delle sue attività a partire dal tardo pomeriggio e resterebbe sveglio anche fino a tarda notte. Sarebbe creativo e intelligente ma emotivamente instabile e potrebbe avere relazioni non facili in contesti familiari e sociali. Relativamente all’esecuzione dei compiti di vario tipo i tipi “diurni” hanno migliori prestazioni durante la prima parte del giorno, al contrario i tipi “notturni” migliorano le prestazioni nel corso della giornata . Nel fare fronte alle richieste sociali e dell’ambiente i tipi notturni possono evidenziare strategie con minori risorse di “coping” (cioè potrebbero avere minori capacità di affrontare situazioni anche difficili e stressanti). Le abitudini quotidiane dell’alzarsi e dell’andare a letto sono condizioni importanti nelle relazioni familiari durante l’infanzia e l’adolescenza. In particolare il figlio “notturno” non riesce ad addormentarsi se non tardi la sera. Questo comportamento potrebbe essere visto dai familiari anche come disobbedienza a ciò che invece è “consuetudine” fare, e conseguentemente generare nei genitori reazioni coercitive e impositive. Simili motivi di conflitto potrebbe riapparire al mattino per le difficoltà che il “tipo” notturno ha nello svegliarsi. Si potrebbero, cioè, presentare difficoltà nell’alzarsi, ritardo nel vestirsi e nel fare colazione (di solito i notturni hanno poca fame quando si alzano), difficili interazioni con i componenti della famiglia, cattivo umore. I genitori potrebbero sviluppare emozioni negative nei confronti del figlio, tendere a ritenerlo egocentrico, pigro, irresponsabile, e pensare che la sua personalità possa influire negativamente sia a livello familiare che scolastico. Con la crescita del ragazzo, tuttavia, le difficoltà dovrebbero essere superate. Dati fisiologici e biologici supportano la differenza fra la personalità “diurna” e quella “notturna” e riguardano, fra l’altro, temperatura, secrezione di adrenalina, attività elettrocorticale, livelli di cortisolo salivare. Questi parametri presentano valori più alti nelle prime ore della giornata nella tipologia diurna. Fino a 15 anni si osserva una prevalenza di parametri “diurni”, dai vent’anni fino ai cinquant’anni si notano le seguenti percentuali: 15% “diurni”, 70% “intermedi”, 15% “notturni” – all’interno delle comprensibili differenze relative all’età specifica e al tipo di lavoro. Dopo i cinquant’anni la ritmicità del sistema circadiano si avvicina maggiormente alla tipologia “diurna”. Nell’anziano è presente una diminuzione nell’ampiezza dei ritmi, una minore sincronizzazione con l’ambiente che portano a diminuita capacità di adattamento e a una frammentazione del ritmo sonno-veglia – i risvegli notturni e i sonnellini diurni diventano più frequenti. Con il passare degli anni si afferma una tipologia maggiormente “diurna”. Infine differenze fra le due tipologie di personalità si osservano anche in studenti universitari e pre-universitari in vari parametri - ad esempio: la preferenza per le ore di lezione, il risveglio mattutino, il livello di stanchezza serale, i livelli di vigilanza. I tipi “notturni” preferiscono lezioni universitarie che iniziano verso le 10 o le 11 del mattino, mentre i tipi “diurni” preferiscono le 8 come orario di inizio delle lezioni. Inoltre il primo gruppo evidenzia un minore livello di apprendimento alle 8 del mattino rispetto al secondo gruppo; inversione di rese di apprendimento si avrebbero invece rispettivamente verso le 20.
2003
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/349486
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