Introduzione. – Il conflitto tra Armeni e Azeri per il Nagorno-Karabakh, che era rimasto irrisolto ma non del tutto “congelato” per ventisei anni, è riesploso con violenza nel settembre del 2020. Durante questo lungo periodo di stallo negoziale non sono mancati i momenti di tensione, il più grave dei quali si è verificato nell’aprile del 2016, in occa-sione della cosiddetta “guerra dei quattro giorni” (2-5 aprile 2016), che ha causato decine di vittime, anche tra i civili. Non stupisce quindi che il 27 settembre 2020 siano riprese le ostilità, con l’impiego, soprattutto da par-te azera, di sofisticati sistemi di armamento. I combattimenti, durati sei settimane, hanno causato migliaia di vittime e si sono conclusi con la vit-toria dell’Azerbaigian, che ha ripreso il controllo di una parte dei territori che erano stati occupati dai separatisti armeni nel 1994, e in particolare della città di grande importanza storica e strategica di Shusha (Shushi per gli armeni), costringendo gli avversari a una resa dolorosa, come l’ha de-finita il Primo Ministro della Repubblica di Armenia Nikol Pashinyan, a cui si aggiunge la questione, anch’essa dolorosa, dei rifugiati armeni espulsi dai territori riconquistati. Si cercherà di comprendere le dinamiche geopolitiche che hanno por-tato alla recente deflagrazione, alla luce del contesto regionale e degli in-teressi in gioco, e di ipotizzare possibili scenari futuri. Tuttavia, prima di entrare nel merito della vicenda odierna, può essere utile ripercorrere sin-teticamente le tappe di questa annosa e problematica questione, fin dalle sue origini.

LA QUESTIONE DEL NAGORNO KARABAKH, TRA ANTICHE OSTILITÀ E NUOVI EQUILIBRI

Luca Zarrilli
2020-01-01

Abstract

Introduzione. – Il conflitto tra Armeni e Azeri per il Nagorno-Karabakh, che era rimasto irrisolto ma non del tutto “congelato” per ventisei anni, è riesploso con violenza nel settembre del 2020. Durante questo lungo periodo di stallo negoziale non sono mancati i momenti di tensione, il più grave dei quali si è verificato nell’aprile del 2016, in occa-sione della cosiddetta “guerra dei quattro giorni” (2-5 aprile 2016), che ha causato decine di vittime, anche tra i civili. Non stupisce quindi che il 27 settembre 2020 siano riprese le ostilità, con l’impiego, soprattutto da par-te azera, di sofisticati sistemi di armamento. I combattimenti, durati sei settimane, hanno causato migliaia di vittime e si sono conclusi con la vit-toria dell’Azerbaigian, che ha ripreso il controllo di una parte dei territori che erano stati occupati dai separatisti armeni nel 1994, e in particolare della città di grande importanza storica e strategica di Shusha (Shushi per gli armeni), costringendo gli avversari a una resa dolorosa, come l’ha de-finita il Primo Ministro della Repubblica di Armenia Nikol Pashinyan, a cui si aggiunge la questione, anch’essa dolorosa, dei rifugiati armeni espulsi dai territori riconquistati. Si cercherà di comprendere le dinamiche geopolitiche che hanno por-tato alla recente deflagrazione, alla luce del contesto regionale e degli in-teressi in gioco, e di ipotizzare possibili scenari futuri. Tuttavia, prima di entrare nel merito della vicenda odierna, può essere utile ripercorrere sin-teticamente le tappe di questa annosa e problematica questione, fin dalle sue origini.
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