L’articolo a confronto tra loro i finali dei principali romanzi di Houellebecq per provare a indagare se e come essi svolgano una funzione centrale nell’economia dell’intera opera di questo autore, rivelando consonanze inaspettate e fornendo per essa chiavi di lettura che implicano strettamente la riflessione sul senso della fine. Se con Kermode intendiamo per senso della fine la percezione di vivere nel kairos, il periodo di crisi costituito dagli ultimi tempi che precedono l’avvento di una svolta epocale nelle sorti e nei destini degli uomini, allora poche opere contemporanee sembrano esplorare a livello tematico questo tipo di situazione con maggiore insistenza di quella di Michel Houellebecq. Ripercorrendo i suoi romanzi , in continuazione si riscontrano rappresentazioni, profondamente intrecciate e interconnesse, del senso della fine: da un lato quello che riflette sul tramonto, negli ultimi anni del ’900, di una serie di assetti sociali, produttivi e di costume tipici della modernità occidentale, dall’altro quello che potremmo definire di tipo “futuribile-apocalittico”, che verte sull’estinzione vera e propria del genere umano sulla terra, e dei suoi vari tentativi di trascendimento attraverso la creazione di una nuova razza di esseri “superiori”. Tutti temi in forte risonanza con una serie di teorizzazioni che, dall’inizio degli anni ’80 a oggi, hanno definitivamente consacrato l’ascesa di quel paradigma teorico-sociologico che definiamo ipermodernità.

Senso della fine e senso del finale nei romanzi di Michel Houellebecq

Valentina Sturli
2017-01-01

Abstract

L’articolo a confronto tra loro i finali dei principali romanzi di Houellebecq per provare a indagare se e come essi svolgano una funzione centrale nell’economia dell’intera opera di questo autore, rivelando consonanze inaspettate e fornendo per essa chiavi di lettura che implicano strettamente la riflessione sul senso della fine. Se con Kermode intendiamo per senso della fine la percezione di vivere nel kairos, il periodo di crisi costituito dagli ultimi tempi che precedono l’avvento di una svolta epocale nelle sorti e nei destini degli uomini, allora poche opere contemporanee sembrano esplorare a livello tematico questo tipo di situazione con maggiore insistenza di quella di Michel Houellebecq. Ripercorrendo i suoi romanzi , in continuazione si riscontrano rappresentazioni, profondamente intrecciate e interconnesse, del senso della fine: da un lato quello che riflette sul tramonto, negli ultimi anni del ’900, di una serie di assetti sociali, produttivi e di costume tipici della modernità occidentale, dall’altro quello che potremmo definire di tipo “futuribile-apocalittico”, che verte sull’estinzione vera e propria del genere umano sulla terra, e dei suoi vari tentativi di trascendimento attraverso la creazione di una nuova razza di esseri “superiori”. Tutti temi in forte risonanza con una serie di teorizzazioni che, dall’inizio degli anni ’80 a oggi, hanno definitivamente consacrato l’ascesa di quel paradigma teorico-sociologico che definiamo ipermodernità.
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