I rapporti commerciali tra Italia e Russia (Repubblica Socialista Federativa Russa) rappresentarono una base fondamentale per lo sviluppo delle relazioni politiche tra i due paesi, i cui interessi sotto certi aspetti erano convergenti: entrambi dal punto di vista politico miravano, in primo luogo, a rimettere in discussione l’ordine uscito da Versailles e, in secondo luogo, a controbilanciare il peso di Francia e Gran Bretagna in Europa. In particolare, da parte italiana era importante e conveniente stabilire buone relazioni con la Russia, considerata un fattore di equilibrio internazionale e una via di penetrazione italiana nei Balcani e nel Mar Nero. Sul piano commerciale ed economico l’Italia aveva bisogno di materie prime che la Russia poteva fornire in cambio di manufatti, crediti e macchinari. D’altro canto, i rapporti con l’Italia non erano considerati primari nella politica estera russa, pur avendo questi un certo peso perché percepiti come un mezzo tale da consentire a Mosca di superare l’isolamento politico originato dalla rivoluzione. A spingere verso accordi commerciali con la Russia furono anche alcuni imprenditori italiani, per lo più lombardi, che nel 1918 avevano fondato la Camera di commercio italo-russa con lo scopo di promuovere gli scambi commerciali con la Russia rivoluzionaria e di coordinare lo sforzo di tutte le aziende e dell’imprenditoria privata che puntavano al mercato russo. Per il perseguimento di questi obiettivi nel maggio 1921 fu fondata a Milano una compagnia privata, la Cice (Compagnia italiana per il Commercio estero) su iniziativa dell’imprenditore Franco Marinotti. La Cice arrivò a rappresentare circa cento imprese italiane, alimentari, finanziarie e assicurative, industrie elettriche, leggere, tessili, meccaniche e della gomma, coinvolgendo oltre 200 stabilimenti; annoverava tra i suoi soci i leader delle più grandi aziende italiane come Fiat, Pirelli, Tosi e Marelli. I maggiori esponenti della Cice, tra cui Giovanni Agnelli e Alberto Pirelli, fondarono con Marinotti un Comitato incaricato di portare avanti le prime trattative con la delegazione sovietica giunta a Genova in occasione della conferenza economica internazionale. Nella circolare stilata in russo dal Comitato venivano fornite ai potenziali partner tutte le informazioni sulla Compagnia, il cui obiettivo principale era «il rinnovo e il rafforzamento di solide, normali relazioni con la Russia, proponendo l’approvvigionamento del mercato russo con manufatti dell’industria italiana a prezzi di fabbrica, forniti direttamente dagli stabilimenti e dalle fabbriche iscritte alla Cice». Poiché all’epoca l’Italia non aveva ancora riconosciuto il governo dei soviet, la Cice ha contribuito in modo significativo a incoraggiare la politica commerciale italiana verso la Russia, impiegando tuttavia un po’ di tempo per legittimarsi come partner affidabile presso le autorità sovietiche.

La ripresa dei rapporti commerciali italo-russi e il ruolo della CICE, la Compagnai italiana per il Commercio estero

Maria Teresa Giusti
2022-01-01

Abstract

I rapporti commerciali tra Italia e Russia (Repubblica Socialista Federativa Russa) rappresentarono una base fondamentale per lo sviluppo delle relazioni politiche tra i due paesi, i cui interessi sotto certi aspetti erano convergenti: entrambi dal punto di vista politico miravano, in primo luogo, a rimettere in discussione l’ordine uscito da Versailles e, in secondo luogo, a controbilanciare il peso di Francia e Gran Bretagna in Europa. In particolare, da parte italiana era importante e conveniente stabilire buone relazioni con la Russia, considerata un fattore di equilibrio internazionale e una via di penetrazione italiana nei Balcani e nel Mar Nero. Sul piano commerciale ed economico l’Italia aveva bisogno di materie prime che la Russia poteva fornire in cambio di manufatti, crediti e macchinari. D’altro canto, i rapporti con l’Italia non erano considerati primari nella politica estera russa, pur avendo questi un certo peso perché percepiti come un mezzo tale da consentire a Mosca di superare l’isolamento politico originato dalla rivoluzione. A spingere verso accordi commerciali con la Russia furono anche alcuni imprenditori italiani, per lo più lombardi, che nel 1918 avevano fondato la Camera di commercio italo-russa con lo scopo di promuovere gli scambi commerciali con la Russia rivoluzionaria e di coordinare lo sforzo di tutte le aziende e dell’imprenditoria privata che puntavano al mercato russo. Per il perseguimento di questi obiettivi nel maggio 1921 fu fondata a Milano una compagnia privata, la Cice (Compagnia italiana per il Commercio estero) su iniziativa dell’imprenditore Franco Marinotti. La Cice arrivò a rappresentare circa cento imprese italiane, alimentari, finanziarie e assicurative, industrie elettriche, leggere, tessili, meccaniche e della gomma, coinvolgendo oltre 200 stabilimenti; annoverava tra i suoi soci i leader delle più grandi aziende italiane come Fiat, Pirelli, Tosi e Marelli. I maggiori esponenti della Cice, tra cui Giovanni Agnelli e Alberto Pirelli, fondarono con Marinotti un Comitato incaricato di portare avanti le prime trattative con la delegazione sovietica giunta a Genova in occasione della conferenza economica internazionale. Nella circolare stilata in russo dal Comitato venivano fornite ai potenziali partner tutte le informazioni sulla Compagnia, il cui obiettivo principale era «il rinnovo e il rafforzamento di solide, normali relazioni con la Russia, proponendo l’approvvigionamento del mercato russo con manufatti dell’industria italiana a prezzi di fabbrica, forniti direttamente dagli stabilimenti e dalle fabbriche iscritte alla Cice». Poiché all’epoca l’Italia non aveva ancora riconosciuto il governo dei soviet, la Cice ha contribuito in modo significativo a incoraggiare la politica commerciale italiana verso la Russia, impiegando tuttavia un po’ di tempo per legittimarsi come partner affidabile presso le autorità sovietiche.
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