Introduzione: L’osteoporosi rappresenta un problema di salute in particolare nel sesso femminile e risulta essere la causa principale di fratture ossee che rappresentano un costo per la comunità. Si stima che il numero di donne affette da osteoporosi aumenti di circa il 15% ogni anno, soprattutto in quelle di età compresa tra 60 e 64 anni. Il problema osteoporosi si presenta come un iceberg, del quale è facile individuare la punta emergente, ma non l’enorme base che risulta difficilmente quantificabile. L’esercizio fisico regolare è riconosciuto quale cardine dei programmi d’intervento per la prevenzione nella gestione della “salute ossea”, così come l’assunzione di calcio. Inoltre, evidenze dimostrano quanto anche le conoscenze sulla patologia ne influenzino positivamente la gestione ed il decorso clinico. Diversi studi hanno associato buoni livelli di conoscenze con elevati comportamenti preventivi e miglioramento della qualità di vita utilizzando, tuttavia, approcci differenti e strumenti non validati. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di valutare le conoscenze sulla patologia e la qualità di vita in un gruppo di pazienti italiane con osteoporosi. Materiali e metodi: Tra maggio e settembre 2015 è stato condotto uno studio osservazionale, cross-sectional tra un campione di donne, utilizzando un campionamento di convenienza. A ciascuna partecipante è stato somministrato un questionario composto da tre parti: l’Osteoporosis Knowledge Assesment Tool, la versione italiana del Mini – Osteoporosis Quality of Life Questionnaire ed un form per i dati socio-demografici. Risultati: Hanno preso parte alla ricerca 100 donne, ma solo 42 hanno riconsegnato il questionario completo in ogni sua parte (RR=42%). L’età media del campione è di 50 (±6.6) anni, con un valore medio del BMI di 24.66 (±3.4), con menarca insorto a 12.6 (±1.4) anni e menopausa a 49 (±2.5) anni. L’88% del campione è coniugata, il 30.9% è laureato, mentre il 2.4% è disoccupato. Il 21. 4% ha assunto o assume una terapia ormonale o a base di steroidi e il 39.5% ha subito traumi o fratture. Il livello di conoscenza sulla patologia è risultato medio basso (M=9.02±2.5 su un punteggio massimo ottenibile pari a 20), mentre la qualità di vita è risultata scadente (M=21±8.8). Se da un lato i livelli di qualità di vita restano invariati, quando sono associati alle variabili socio-demografiche, quelli della conoscenza tendono a migliorare lievemente con l’aumentare del livello di istruzione, in assenza, tuttavia, di significatività statistica (p=0.541). Conclusioni: Nonostante il campione ridotto, i livelli di conoscenza risultano essere particolarmente bassi sia rispetto alla patologia, sia rispetto agli interventi da attuare per prevenirla, mentre la qualità della vita risulta piuttosto scadente, in linea con quanto rilevato in studi simili. È, quindi, necessario, da un lato, aumentare gli interventi per ridurre il rischio di fratture migliorando la conoscenza delle donne sull’osteoporosi e la loro consapevolezza della gravità e della portata delle fratture e, dall’altro, motivare maggiormente i professionisti della salute nello svolgimento di un ruolo attivo nella formazione e nella prevenzione.

CONOSCENZE E QUALITÀ DELLA VITA DELLE DONNE CON OSTEOPOROSI: STUDIO OSSERVAZIONALE

Cicolini G
2017-01-01

Abstract

Introduzione: L’osteoporosi rappresenta un problema di salute in particolare nel sesso femminile e risulta essere la causa principale di fratture ossee che rappresentano un costo per la comunità. Si stima che il numero di donne affette da osteoporosi aumenti di circa il 15% ogni anno, soprattutto in quelle di età compresa tra 60 e 64 anni. Il problema osteoporosi si presenta come un iceberg, del quale è facile individuare la punta emergente, ma non l’enorme base che risulta difficilmente quantificabile. L’esercizio fisico regolare è riconosciuto quale cardine dei programmi d’intervento per la prevenzione nella gestione della “salute ossea”, così come l’assunzione di calcio. Inoltre, evidenze dimostrano quanto anche le conoscenze sulla patologia ne influenzino positivamente la gestione ed il decorso clinico. Diversi studi hanno associato buoni livelli di conoscenze con elevati comportamenti preventivi e miglioramento della qualità di vita utilizzando, tuttavia, approcci differenti e strumenti non validati. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di valutare le conoscenze sulla patologia e la qualità di vita in un gruppo di pazienti italiane con osteoporosi. Materiali e metodi: Tra maggio e settembre 2015 è stato condotto uno studio osservazionale, cross-sectional tra un campione di donne, utilizzando un campionamento di convenienza. A ciascuna partecipante è stato somministrato un questionario composto da tre parti: l’Osteoporosis Knowledge Assesment Tool, la versione italiana del Mini – Osteoporosis Quality of Life Questionnaire ed un form per i dati socio-demografici. Risultati: Hanno preso parte alla ricerca 100 donne, ma solo 42 hanno riconsegnato il questionario completo in ogni sua parte (RR=42%). L’età media del campione è di 50 (±6.6) anni, con un valore medio del BMI di 24.66 (±3.4), con menarca insorto a 12.6 (±1.4) anni e menopausa a 49 (±2.5) anni. L’88% del campione è coniugata, il 30.9% è laureato, mentre il 2.4% è disoccupato. Il 21. 4% ha assunto o assume una terapia ormonale o a base di steroidi e il 39.5% ha subito traumi o fratture. Il livello di conoscenza sulla patologia è risultato medio basso (M=9.02±2.5 su un punteggio massimo ottenibile pari a 20), mentre la qualità di vita è risultata scadente (M=21±8.8). Se da un lato i livelli di qualità di vita restano invariati, quando sono associati alle variabili socio-demografiche, quelli della conoscenza tendono a migliorare lievemente con l’aumentare del livello di istruzione, in assenza, tuttavia, di significatività statistica (p=0.541). Conclusioni: Nonostante il campione ridotto, i livelli di conoscenza risultano essere particolarmente bassi sia rispetto alla patologia, sia rispetto agli interventi da attuare per prevenirla, mentre la qualità della vita risulta piuttosto scadente, in linea con quanto rilevato in studi simili. È, quindi, necessario, da un lato, aumentare gli interventi per ridurre il rischio di fratture migliorando la conoscenza delle donne sull’osteoporosi e la loro consapevolezza della gravità e della portata delle fratture e, dall’altro, motivare maggiormente i professionisti della salute nello svolgimento di un ruolo attivo nella formazione e nella prevenzione.
2017
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